Alla ricerca del centro perduto

Alla ricerca del centro perduto

11 Agosto 2022 1 Di Rocco Gumina

In questi giorni il gran vociare della politica italiana ha risollevato il tema del centro. L’ormai annunciato accordo fra Calenda e Renzi sembra generare un’opzione che – almeno nominalmente – s’intesta la paternità di qualsivoglia politica centrista. La proposta avanzata dalle due rilevanti personalità politiche provenienti dal Partito Democratico è, a mio parere, da prendere in considerazione per effettuare un’operazione di riflessione politica che oltre a stimolare l’attuale dibattito può riservare qualche significato per il futuro. Per far ciò dobbiamo prendere in considerazione alcuni aspetti.

Anzitutto occorre rifarsi alla storia del nostro Paese per la quale il centro politico non ha mai rappresentato un contenitore da riempire o una località geopolitica da raggiungere bensì un metodo dotato di specifiche caratteristiche. Le peculiarità della proposta politica centrista sono state quelle della mediazione e, quindi, della capacità di inclusione. In tal modo, il centro politico si è configurato tramite un profilo che ha significativamente condizionato le opzioni e i programmi dei vari soggetti partitici contraddistinti da variegate visioni della società e del mondo. In sintesi, la storia della nostra nazione ci consegna una certa identità delle politiche centriste declinate, da sempre, come mediazione capace di mettere al centro le comunità, i progetti di sviluppo e inclusione e mai le singole personalità dei capi politici.

Oltre al richiamo alla storia dobbiamo rifarci all’attuale contesto. La politica europea, ed italiana, attraversa una stagione intensa, difficile e importante destinata a costruire – o degradare – definitivamente un grande progetto di società che coincide con la variante europea dell’Occidente. In tale situazione, le visioni del mondo precedenti al crollo del muro di Berlino hanno lasciato lo spazio a nuove forme fluide e concentrate sui temi concreti da attuare nella politica di tutti i giorni chiamata ad affrontare vecchie e nuove emergenze. In questo scenario, le politiche centriste hanno il grande compito – ora in alleanze con la destra ora con la sinistra – di mediare, di includere e di unire il più possibile la società e i variegati approcci partitici. In Italia, poi, l’attuale legge elettorale per le politiche sembra destinare al centro proprio il compito di sensibilizzare gli orientamenti più estremi verso una maggiore aderenza alla realtà, alla storia, al contesto geopolitico internazionale.

Alla luce di queste premesse, possiamo valutare l’iperattivismo di Renzi e Calenda nel rivendicare, con entusiasmo quasi giovanile, la loro collocazione e appartenenza centrista.

Il centro di cui discutono i capi di Azione e Italia Viva, come appare dai loro annosi atteggiamenti oltre che dalle interviste rilasciate sino a qualche giorno fa, sembra l’unica collocazione in grado di garantire libertà d’azione e affermazione – o conservazione – politica delle proprie personalità. Colpisce, e non poco, come le emozioni personali, i rancori, i sogni in solitaria di questi due politici italiani siano in grado di caratterizzare globalmente le loro proposte. Il modo con cui Calenda ha stracciato sia il lavoro svolto per anni con PiùEuropa sia il recente patto con il Partito Democratico insieme alla storia politica di Renzi defluita nel suo partito personale rivelano come questi leader, da soli, costituiscano e condizionino le scelte dei loro partiti. Si tratta di percorsi legittimi, comprensibili e finanche sostenibili dai loro simpatizzanti ma il centro, in Italia, non è mai stato questo. Non è mai stato il luogo per chi fugge al fine di evitare il discernimento e l’opera da fare insieme ad altri bensì ha rappresentato un metodo, il metodo, della mediazione politica, della ricerca dell’unità, delle convergenze per il bene superiore cioè quello che va oltre i personalismi.

Pertanto, credo che al momento in questa campagna elettorale non ci sia nessun “centro” se non quello capace di qualificare le coalizioni di destra e di sinistra verso un metodo che, in passato, ha reso politicamente significativa e socialmente avanzata l’Italia.

Rocco Gumina

CONDIVIDI QUESTO ARTICOLO