Chiesa in Italia. Verso un cambiamento di stile

Chiesa in Italia. Verso un cambiamento di stile

22 Ottobre 2021 0 Di Rocco Gumina

Ormai le riflessioni sulla crisi della Chiesa in Italia, e in Europa, sono divenute abitudinarie. Giornalisti, saggisti, teologi e uomini di cultura s’interrogano sulle difficoltà di una delle più rilevanti aggregazioni della nostra società. Spesso, simili ragionamenti si fermano alla registrazione dello stato in atto della comunità ecclesiale senza avanzare una visione progettuale finalizzata a superare la crisi e a continuare a trasmettere la fede all’interno della complessità del nostro tempo. Non si pone su questa scia, invece, il recente volume dell’associazione Essere Qui intitolato Il gregge smarrito. Chiesa e società nell’anno della pandemia (Rubbettino, 2021), il quale suggerisce una proposta che pare richiamare quanto già annotato nel II secolo d. C. dallo scritto A Diogneto: occorre operare per il mondo e nel mondo attraverso un impegno umile a favore degli ultimi.

In effetti già il nome dell’associazione guidata da Giuseppe De Rita rimanda – più che a una logica presenzialista nella società volta ad assicurarsi posizioni di comando e visibilità – all’invito a operare nella storia e a non abbandonare le fatiche del tempo cui siamo chiamati a vivere. Infatti, come affermano gli autori dello studio, il volume è un’azione di «volontariato culturale, in cui un gruppo di cattolici inseriti da una vita nella dinamica sociale italiana e che sempre hanno avuto interesse alla vita della Chiesa, ha voluto mettersi in campo in un periodo difficilissimo della sua presenza […] mettendo a disposizione un materiale su cui riflettere, su cui fare autocoscienza collettiva» (pp. 7-8). Si tratta, allora, di un vero e proprio esame di coscienza finalizzato non tanto a colpevolizzarsi bensì a rintracciare le mancanze per evitare di ripeterle. Ciò può costituire il nucleo da cui ripartire.

All’interno di simile lavoro va riscontrato, in prima battuta, che la Chiesa in Italia è parte di una società che globalmente attraversa un tempo critico nel quale soltanto in pochi luoghi si coltiva ancora la speranza. Improvvisamente, la pandemia è piombata addosso a ciascuno di noi senza lasciare tempo e spazio a riflessioni e dibattiti. La paura personale e collettiva ha spinto tutti noi verso una sorta di isolamento individualistico dove, in generale, solitudine e preoccupazione hanno preso il posto delle dinamiche sociali e fraterne. In questo scenario, per gli autori del volume le strutture ecclesiali «si sono ritrovate più impreparate di tutte le altre» (p. 18) poiché non sono riuscite a formulare un ragionamento proprio su quanto accadeva. Tale mancanza si è chiaramente palesata nella «totale obbedienza alle dinamiche pubbliche, dalla immediata chiusura delle chiese ai doveri di distanziamento interpersonale nelle chiese» (p. 18).

Anche dalla rilevazione statistica condotta dagli autori emerge che la Chiesa, in quanto istituzione, nel momento di maggiore bisogno di preghiera e di liturgia è come se si fosse tirata indietro probabilmente perché poco abituata tanto al discernimento su eventi sociali di grande portata quanto al superamento di schemi moralistici volti a interpretare la realtà. A ciò si lega un’impressione presente non solo negli ambienti ecclesiali per la quale non esiste «una vera e propria leadership all’interno dell’episcopato italiano, ingessato tra chi vuole allinearsi al pontefice […] e chi coltiva la nostalgia del tempo in cui “si veniva ascoltati”» (p. 36). La percezione critica si ripete anche per quanto riguarda i pastori delle comunità parrocchiali i quali – da molti fedeli – sono sempre più percepiti come lontani dalla realtà sociale delle loro parrocchie. Quindi, escluso il carisma esercitato dall’attuale pontefice, è come se «il mondo ecclesiale italiano si sia mosso nella pandemia, in un grande vuoto di presenza e di annuncio» (p. 77).

Da quanto emerge, la ricerca dell’associazione Essere qui mette in evidenza come la pandemia da Covid-19 sia un momento propizio per la Chiesa italiana destinato alla definitiva accettazione della trasformazione della società. Le chiese chiuse, le attività caritatevoli ridotte al minimo, la scarsa incidenza sul tessuto culturale sono fenomeni che spingono i membri delle comunità ecclesiali a tornare a pensare ad alcune questioni fondamentali della loro presenza nel nostro Paese come la relazione con il potere politico, il confronto con la cultura del tempo, la relazione tra evangelizzazione e promozione umana e, infine, la medesima organizzazione ecclesiale interna. È chiaro che atteggiamenti come quelli proposti dalla cultura della difesa dalla modernità, dalla clericalizzazione del laicato, dall’assenza di dialogo e conoscenza della società attuale, da un progressismo sganciato dal reale rischiano di aggravare una situazione già parecchio segnata.

La proposta per uscire da questo vicolo cieco è, per Essere qui, quella di «tornare ad una Chiesa dell’et-et […] tornare ad essere un mondo inclusivo» (p. 120) tramite una cultura capace di ritrovare la forza, la profondità e lo stile per accogliere la pluralità degli odierni contesti. In realtà, in molti territori della penisola la comunità ecclesiale riesce ad esserci tramite una presenza intelligente e perciò critico-profetica. Quello che manca è la diffusione in rete di tale modalità di testimonianza cristiana dovuta essenzialmente alla scarsissima incidenza della cultura cattolica nella politica e, in generale, nella società. Urge, allora, una sorta di atteggiamento costituente fondato sulla promozione umana come «progetto e come punto d’arrivo, come proposta sociale e di crescita individuale, ma anche come ricetta economica» (p. 125).

In sintesi, il libro Il gregge smarrito. Chiesa e società nell’anno della pandemia elabora a partire dal contesto della pandemia un ragionamento dotato di franchezza ed essenzialità che, senza giri di parole, annota le mancanze della Chiesa italiana ovvero delle migliaia di comunità sparse su tutto il territorio nazionale. Da questa analisi, di cui il panorama ecclesiale in Italia aveva bisogno, viene avanzata una proposta tanto connessa allo stile evangelico quanto consapevole della storia e del contributo del cattolicesimo italiano. Per tutti questi motivi, il volume pare abbozzare una prospettiva di impegno dei cattolici in Italia generata da un pensiero lungo, meditato e fecondo destinato a promuovere un cambiamento di stile.

Rocco Gumina

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