Coltivare e custodire il giardino del mondo

Coltivare e custodire il giardino del mondo

22 Giugno 2018 0 Di Rocco Gumina

L’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco è un testo che pone al centro della riflessione di tutti gli uomini, credenti o meno, la cura della casa comune ovvero dell’ambiente che ci circonda il quale è parte integrante della nostra esistenza.

La custodia della terra che ci è stata affidata, per il vescovo di Roma trova alimento e significato a partire dalla spiritualità chiamata ad animare, incoraggiare e indirizzare l’azione personale e comunitaria del custodire e del coltivare. Simile atteggiamento genera una vera e propria mistica capace di cogliere il legame fra ogni realtà creata e Dio: «il mistico sperimenta l’intimo legame che c’è tra Dio e tutti gli esseri […] Se ammira la grandezza di una montagna, non può separare questo da Dio, e percepisce che tale ammirazione interiore che egli vive deve depositarsi nel Signore» (n. 234). Questa mistica degli occhi aperti oltre a non disgiungere lo spirito dal corpo fa maturare una sensibilità credente in grado di assumere tutto quanto di buono e di bello c’è nella creazione. Così, l’opzione di fede più che realizzare una fuga mundi permette, all’inverso, sia di comprendere in profondità il significato di ogni realtà creata sia di interagire compiutamente con la creazione destinata anch’essa, come l’uomo, all’unico fine: Dio. Alimento fondamentale della mistica degli occhi aperti è, a parere di Francesco, l’eucarestia. Il valore cosmico e sociale dell’incarnazione del Cristo e della sua presenza nel frammento del pane e nel sorso del vino è un atto di amore che dispiega la presenza del Totalmente Altro nella storia, nella quotidianità, nella finitudine. Tale presenza dà il senso al cammino dell’intera creazione protesa verso la divinizzazione e, pertanto, l’unificazione con il Creatore.

Quindi, Francesco ci ricorda che la visione cristiana del mondo non si reduce ad una mera interpretazione intimistica circa il destino futuro dell’umanità, della natura e dell’intero creato. La visione, invece, conduce ad una rivoluzione basata sulla perenne novità del Cristo annunciato nello sviluppo delle diverse fasi della storia. Rivoluzione che – a differenza dei fallimentari e violenti moti basati sulle ideologie totalitarie novecentesche – ipotizza un nuovo volto della casa comune e dell’uomo che la abita tanto da proporre di coltivare e di custodire il giardino del mondo insieme a tutti gli uomini di buona volontà.

Questa cura del creato e dell’uomo si basa su sette presupposti irrinunciabili:

1) gli uomini sono chiamati a riconoscere il limite della scienza e della pratica politica, economica e tecnologica. Tale limite, per i credenti, scaturisce dall’affermare la paternità di Dio il quale affida all’umanità il potere limitato di custodire e di coltivare la terra;

2) l’attuale stato di inquinamento e di sfruttamento dell’ambiente terrestre e la condizione di povertà nella quale vivono miliardi di uomini sono i presupposti per l’avvio di una rivoluzione culturale in grado di: «rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo, raccogliere gli sviluppi positivi e sostenibili, e al tempo stesso recuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza megalomane» (n. 114);

3) si avverte come urgente l’impegno della società, della politica e della comunità ecclesiale per la formazione delle coscienze. Attività che deve educare: «ad una austerità responsabile, alla contemplazione riconoscente del mondo, alla cura per la fragilità dei poveri e dell’ambiente» (n. 163);

4) è necessario ricomprendere la proprietà privata non nell’utilizzo esclusivamente individuale, ma nella sua dimensione sociale: «il principio della subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni e, perciò, il diritto universale al loro uso, è una “regola d’oro” del comportamento sociale» (n. 93);

5) il lavoro dell’uomo non può essere più inteso come una merce al pari di altre vendute nel mercato globale. Infatti, per il credente l’attività lavorativa entra a far parte della creazione continua di Dio e, in Cristo Gesù, collabora in qualche modo alla redenzione dell’umanità;

6) va recuperato il valore della sobrietà il quale, nell’attuale epoca del consumo nevrotico, è capace di ridestare l’autentico senso della libertà umana: «La sobrietà, vissuta con libertà e consapevolezza, è liberante. Non è meno vita, non è bassa intensità, ma tutto il contrario. Infatti quelli che gustano di più e vivono meglio ogni momento sono coloro che smettono di beccare qua e là, cercando sempre quello che non hanno, e sperimentano ciò che significa apprezzare ogni persona e ad ogni cosa, imparano a familiarizzare con le realtà più semplici e ne sanno godere» (n. 223);

7) fra le attività inerenti al coltivare e al custodire la terra, l’uomo deve includere il riposo da intendere non come sterile immobilità ma come capacità contemplativa che permette di riconoscere il significato autentico del suo lavoro, dell’ambiente e di se stesso: «Siamo chiamati a includere nel nostro operare una dimensione ricettiva e gratuita, che è diversa da una semplice inattività. Si tratta di un’altra maniera di agire che fa parte della nostra essenza. In questo modo l’azione umana è preservata non solo da un vuoto attivismo, ma anche dalla sfrenata voracità e dall’isolamento della coscienza che porta a inseguire l’esclusivo beneficio personale» (n. 237).

In conclusione, si può registrare che la lettera enciclica Laudato si’ di Papa Francesco è un appello per la necessità impellente di avanzare un nuovo umanesimo che – partendo dall’orizzonte di fede dell’uomo-Dio Cristo Gesù – giunge a proporre una collaborazione fra tutti gli uomini e i popoli per custodire e coltivare consapevolmente la terra unico luogo di espressione di ogni bellezza dell’umano.

 

Rocco Gumina

CONDIVIDI QUESTO ARTICOLO