“Come ponti levatoi”. La vocazione, sempre nuova, dei cristiani in politica

“Come ponti levatoi”. La vocazione, sempre nuova, dei cristiani in politica

15 Giugno 2018 0 Di Rocco Gumina

Per la Gaudium et spes, i cristiani sono chiamati a prendere coscienza della propria speciale vocazione nella comunità politica al fine di dedicarsi con responsabilità alla ricerca, insieme a tutti gli altri uomini, del bene comune. Per i discepoli del Cristo, l’operazione volta al raggiungimento della consapevolezza della particolare vocazione nell’ambito politico trova il suo cominciamento nella capacità di discernere. Quest’ultima impone l’atteggiamento dell’ascolto poiché Dio stesso si rivolge ai credenti come a soggetti capaci di ascoltarlo. L’ascolto conduce a comprendere la propria identità cristiana come una vocazione diaconale da mettere a servizio della comunità umana e politica. Così, la peculiarità della proposta della Gaudium et spes consiste nella capacità di innestare la “vocazione cristiana” sulla “vocazione umana”.

La cittadinanza e l’impegno politico dei cristiani si poggiano su un atto di fede il quale, nell’odierno frangente di crisi sistemica, si propone un’opera di discernimento dei segni dei tempi attraverso sia il rifiuto dell’opzione di ritirarsi nella nicchia della vita privata sia la capacità di resistenza dinanzi allo sfaldamento di ogni legame politico. Allora, la particolare vocazione dei cristiani nella comunità politica punta, per il tramite dell’esercizio della responsabilità e della ricerca del bene comune, alla trasformazione del mondo. Si tratta, dunque, non di una visione religiosa dove vi è coincidenza fra valori cristiani e istanze capitalistico-borghesi, bensì di un’ispirazione capace di aprire nuove prospettive ovvero, un modo nuovo – e biblicamente fondato – di abitare la città. La prerogativa dell’abitare la città in modo nuovo esclude ogni possibile dualismo fra fede e storia ma, per il tramite di una mistica degli occhi aperti, si apre all’assunzione piena della concretezza umana e, dunque, della politica.

L’odierno contesto chiede a chi si pone alla sequela di Cristo di tornare a pensare con un’intelligenza illuminata dalla fede al fine di generare profili identitari forti ma non rocciosi, sicuri ma non integralisti. Difatti, per Luigi Bobba, non abbiamo bisogno di: «identità reattive (muro contro muro) ma di identità assertive e flessibili (come ponti levatoi) che si alzano e si abbassano a seconda delle circostanze». Su questa scia si lega la necessità di ridimensionare il fattore politica poiché questa appartiene alle realtà penultime. Così, se non esiste una politica della verità, l’azione dei cristiani è destinata a orientarsi – tramite l’introduzione di un “relativismo cristiano” – verso la ricerca nella società di tutti i fattori positivi e di speranza che possano delineare una politica più umana. Senza divenire i fautori di una religione civile, i cristiani sono interpellati anche dall’urgenza di ricostruire il legame interrotto tra etica e politica per ricollegare la cittadinanza all’interesse verso l’impegno attivo nei territori di appartenenza. Inoltre, i credenti possono contribuire alla riforma della politica attraverso la proposizione di una visione che non riduce la sfera del politico all’esclusiva tecnicalità o all’insensata e frettolosa ricerca di risultati “concreti” in grado di realizzare “tutto e subito”. Quindi, va affrontato un serio discorso sulle basi culturali che precedono e seguono un impegno politico destinato ad individuare la sua priorità nel rianimare la democrazia attraverso una cittadinanza responsabile. Allora, ai cristiani spetta il duplice compito di alfabetizzare alla partecipazione politica e, di conseguenza, produrre una cultura politica evangelicamente fondata poiché ad essere povero oggi è il pensiero politico ispirato cristianamente.

Prendere consapevolezza della vocazione, sempre nuova, dei cattolici in politica permette di riconsiderare tutta una serie di spunti che trovano una convergenza unitaria nell’atto di raffigurare la vita del credente all’interno della città come quella dell’anima nel mondo. Così, l’attività di animazione culturale, sociale, economica, morale e politica dei cristiani oltre ad essere una responsabilità per quest’ultimi è anche un’esigenza implicitamente richiesta dal mondo. Insomma, si tratta di “un di più” specifico che solo i credenti, per il tramite del loro peculiare sguardo sul mondo, possono mettere in campo.

 

Rocco Gumina

CONDIVIDI QUESTO ARTICOLO