Il peccato, e l’errore, nella società pornografica di massa

Il peccato, e l’errore, nella società pornografica di massa

13 Novembre 2022 0 Di Rocco Gumina

Ha destato un vespaio di reazioni la storia che vede protagonista un sacerdote a Caltanissetta sorpreso a spiare alcune pallavoliste nello spogliatoio. Si tratta, senza alcun dubbio, di un gesto errato per varie motivazioni. Il prete coinvolto ha sbagliato poiché ha violato con il suo sguardo la dignità di quelle atlete e perché è risultato infedele alla propria scelta di vita. Sicuramente l’uomo saprà assumersi le conseguenze del suo errore.

Fin qui, nessuna novità.

Infatti, è noto a tutti che qualsiasi uomo o donna – di qualsivoglia orientamento e appartenenza – è capace di fare del male verso gli altri e verso se stesso. Ciò fa parte della nostra vita. Lo sappiamo sin dalla nostra infanzia. Chi sbaglia, si assume gli esiti dei propri errori e s’impegna a cambiare stile di vita, se lo desidera.

Ma se andiamo alla ricerca di una novità proveniente dalla triste vicenda nissena dobbiamo indirizzare la nostra attenzione verso un’altra parte.

Le parole, i dibattiti, gli interventi, i gesti e le esternazioni a livello locale e nazionale – civile ed ecclesiale – sull’accaduto manifestano quanto la nostra società abbia assunto un livello pornografico di massa. In questo caso, la pornografia non risiede nel gesto del prete, nel denudamento di qualcuno o nell’esercizio della pratica sessuale in pubblico bensì nel diffuso atteggiamento di conoscere ogni minimo dettaglio – persino l’età, la provenienza, il nome e cognome del prete – dell’accaduto. Il desiderio irrefrenabile di una conoscenza immediata del fatto o la volontà di superarlo in modo frettoloso e mediatico esprimono la qualità pornografica della nostra società di massa.

La pornografia non accetta mediazioni, svelamenti, dialogo, misteri. La pornografia è tutto e subito, qui e ora senza alcuna possibilità di ragionare sul senso, sul mistero, sul perché delle cose e degli accadimenti. Esiste e accade senza alcuna tipologia di distanziamento. Non esiste nessuna narrazione lenta e lunga in grado di presentare le innumerevoli connessioni e vicende. Vige, invece, l’imperativo pornografico dell’andare subito al sodo. Difatti, nella pornografia non c’è nulla da decifrare. Tutto è chiaro immediatamente per chiunque.

Quello appena descritto è quanto accaduto subito dopo la diffusione pubblica della vicenda che ha coinvolto un prete – un uomo – che ha violato con il suo errore delle giovani donne. Assumersi il carico della mediazione, della riflessione, della pazienza e del dolore dinanzi ad un fatto simile non avrebbe per nulla insabbiato la gravità dell’accaduto e le responsabilità del sacerdote. Al massimo avrebbe tutelato le persone coinvolte nonostante un sereno riconoscimento delle responsabilità e della gravità dell’azione.

La pornografia, in quanto nudità priva d’involucro e mistero, è il contrario della giustizia oltre che della bellezza. Il luogo ideale del porno è soltanto la vetrina nella quale non si giudica, non si cresce, non si perdona, non si punisce bensì sì è – e si fa – e basta. Quello che è appunto successo dopo il peccato, e l’errore, di quel prete nisseno.

Rocco Gumina

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