La FUCI? Una possibilità per mettere insieme studio, preghiera e passione sociale, ecclesiale, politica

La FUCI? Una possibilità per mettere insieme studio, preghiera e passione sociale, ecclesiale, politica

24 Aprile 2022 0 Di Rocco Gumina

Con grande piacere, pubblico nel mio blog un’intervista che i giovani della FUCI nissena hanno voluto realizzare per ripercorrere gli anni della mia esperienza fucina.

Quali ricordi hai dell’esperienza fucina?

Anzitutto posso affermare che i ricordi sono tanti e per poterli esprimere in modo ordinato posso dividerli in riguardanti la vita universitaria, il vissuto ecclesiale, l’impegno per la città di Caltanissetta e, infine, quelli connessi all’importante processo di crescita personale consentito proprio dall’esperienze realizzate attraverso la FUCI. Quel che concerne la vita universitaria è associato al fervore di quegli anni in cui, naturalmente, la giovinezza si è manifestata attraverso i forti legami di amicizia, la ricerca, lo studio, gli esami, le paure e le passioni. È stata una vita universitaria vissuta come comunità e momento di crescita formativa ma anche umana quindi un vero cammino di maturazione. La vita universitaria accompagnata dall’appartenenza alla Fuci mi ha dato un punto di vista nuovo che, ancora oggi, mi consente di mettere insieme lo studio, la preghiera, la ricerca, la passione sociale, ecclesiale e politica. A proposito di vita ecclesiale, gli anni in Fuci da presidente del gruppo nisseno mi hanno fatto conoscere le varie realtà della nostra diocesi, le aggregazioni laicali e mi hanno permesso di essere protagonista per l’organizzazione di convegni e di varie attività pastorali e culturali. Abbiamo vissuto un bel momento di vita ecclesiale tanto come gruppo quanto come singoli. È stato un vissuto credente capace di generare relazioni, di moltiplicare iniziative divenute via via importanti per il territorio. A tutto questo lego i ricordi relativi all’impegno per la città perché la Fuci è una realtà ecclesiale che ha una rilevanza sociale, politica e culturale. Infatti, in quegli anni abbiamo avuto un rilievo nell’ambito sociale, della politica universitaria, dei problemi annessi ai cittadini. Ad esempio abbiamo interloquito con il consiglio comunale di Caltanissetta, con i responsabili del Consorzio Universitario Nisseno e con altre istituzioni e gruppi locali. Tutti questi ricordi di vita li sintetizzerei al modo di un rilevante momento di crescita personale e comunitaria.

Quali sono stati i temi particolarmente dibattuti?

Nell’arco del biennio della mia presidenza del gruppo Fuci di Caltanissetta tanti sono stati i temi presentati alla comunità cittadina, ecclesiale, universitaria e, quindi, ai giovani. Temi che esprimevano la nostra visione del mondo cioè quella della Fuci caratterizzata da una intelligenza credente che ha un risvolto nella cultura, nella società, nella politica e nella vita ordinaria della città. Abbiamo affrontato argomenti collegati all’università tanto sul versante della formazione antropologica quanto sull’aspetto organizzativo. Difatti, ci siamo battuti per la presenza dell’università a Caltanissetta, del suo mantenimento e del suo potenziamento. Quindi, abbiamo inteso l’università come luogo di crescita ma anche come istituzione attiva nella nostra città. Al tema dell’università era connessa la questione del progresso del nostro territorio e, a più ampio raggio, l’argomento del sottosviluppo del Mezzogiorno. Quest’ultimo è stato approfondito dal gruppo Fuci nisseno in convegni pubblici i quali hanno messo a fuoco le povertà e l’arretratezza del Sud ma anche i tentativi di rilancio di questa vasta area del Paese importante per il progredire dell’intera nazione. Per realizzare questa riflessione siamo stati accompagnati da alcuni documenti ecclesiali pubblicati proprio in quegli anni. Da questo percorso abbiamo inteso come il lavoro sia il mezzo per garantire la dignità dell’uomo e, pertanto, quanto sia importante l’orientamento in uscita dal mondo universitario. In simile impegno, spesso siamo stati accompagnati dai giovani delle Acli presenti nel territorio nisseno. Poi, ci siamo impegnati sul grande tema dei “cattolici in politica” ovvero sull’opera dei credenti nella sfera pubblica, amministrativa, istituzionale e partitica. Abbiamo declinato questo impegno con riflessioni in merito alla democrazia, alla sua qualità e alla ricerca del bene comune. Inoltre, non sono mancati i temi teologico-spirituali incentrati sulla conoscenza di alcune figure di santità come Don Pino Puglisi, Mons. Cataldo Naro – a cui abbiamo dedicato il nostro gruppo proprio nel mio primo anno di presidenza – Bachelet, De Gasperi, La Pira, Lazzati, Moro ovvero testimonianze di cristiani attivi nella storia i quali hanno dato un contributo finalizzato alla crescita del nostro Paese. I temi dibattuti sono stati diversi e attraverso questi volevamo esprimere la visione della Fuci quella di una fede da vivere nel contesto nel quale si opera. Aggiungo, infine, che la quasi totalità della nostra produzione convegnistica è stata pubblicata nei tre volumi, appartenenti alla collana dei quaderni di presenza culturale della Fuci nissena, intitolati “Nella città secolare”.

Quale rapporto tra FUCI e altri giovani?

Per quel che riguarda la relazione tra il gruppo fucino nisseno e gli altri giovani posso registrare che, durante la mia presidenza, abbiamo tenuto un rapporto intenso con le aggregazioni laicali attive in diocesi. In particolar modo, con alcuni movimenti giovanili come quelli delle Acli con i quali abbiamo organizzato diverse attività di carattere formativo ma anche di presenza sul territorio sia a livello ecclesiale sia sulla prospettiva culturale indirizzata, specialmente, a sviluppare la relazione tra università e mondo del lavoro. Sempre con i giovani delle Acli abbiamo avanzato un progetto rivolto all’istituzione della Consulta giovanile nel Comune di Caltanissetta. Infatti, abbiamo presentato un modello di statuto di Consulta comunale che è stato dibattuto alla presenza di molti giovani e dei rappresentanti dell’amministrazione comunale del tempo. Così, ci siamo impegnati nel sostenere questa particolare tipologia di politiche giovanili. Inoltre, come dicevo, abbiamo mantenuto un rapporto assai positivo con le altre realtà ecclesiali giovanili come la Gioventù Francescana e l’Azione Cattolica. Lo stesso vale anche per i movimenti politici giovanili e culturali della città nel senso che c’è stata, con rispetto reciproco, la possibilità di dialogo e di scambio culturale. C’è stata, naturalmente, una relazione del nostro gruppo con i referenti della Federazione a livello regionale e nazionale soprattutto durante lo svolgimento degli appuntamenti come le Settimane Teologiche di Camaldoli e la Scuola di Formazione nazionale. Si trattava di momenti di sintesi nei quali era importante stare insieme e vivere un tempo di discernimento, di preghiera, di studio. Quindi posso dire che la Fuci nissena, nel biennio in cui l’ho presieduta, ha cercato di avere delle relazioni positive con i giovani appartenenti al mondo ecclesiale e con quelli attivi nella realtà cittadina.

Che cosa ti ha lasciato il rapporto con gli assistenti fucini?

Durante i miei anni fucini ho avuto due assistenti spirituali, don Bernardo Briganti e don Calogero Panepinto. Due figure diverse di sacerdote, anzitutto, per l’età. Don Bernardo era un giovane presbitero. Don Lillo, invece, era un sacerdote maturo con già differenti e importanti responsabilità nella diocesi. Questa diversità ha permesso un approccio plurale alla nostra formazione personale e al cammino del gruppo fucino. Con Don Bernardo emergeva una dimensione più connessa a una forma di vitalità propria dell’età giovanile a volte non sempre mediata da ragionamenti peculiari delle logiche diplomatiche. Reputo che simile entusiasmo sia tipico dei giovani ed è sicuramente una caratteristica positiva che, nella Fuci di allora, ha trovato conferma in ciò che abbiamo vissuto nei momenti ludici, oltre che spirituali e formativi, con i ragazzi appartenenti ad alcune parrocchie del nisseno. Poi con Don Lillo, abbiamo intrapreso un cammino che ci ha permesso di coltivare un percorso volto alla maturità spirituale e culturale per via anche del suo contributo di docente di discipline filosofiche all’Istituto Teologico «Mons. G. Guttadauro». Uomo di cultura, di meditazione e di spiritualità è chiaro come la sua figura ha permesso al gruppo di crescere su diversi aspetti e di approfondire tematiche che in passato non erano comparse. Due figure discrete capaci di donarci una visione globale della nostra opera di cristiani nel mondo dell’università. Guide intelligenti perché uomini di spirito che per noi sono stati dei veri formatori, oltre che mediatori ed accompagnatori. Il mio è, dunque, un ricordo positivo per entrambe le figure che nella loro diversità hanno contribuito a formarci verso un’ottica di pluralità e di integralità.

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