Laicità, Vaticano e DDL Zan: scrivo a te parlamentare cattolico

Laicità, Vaticano e DDL Zan: scrivo a te parlamentare cattolico

26 Giugno 2021 1 Di Rocco Gumina

Tutti ci siamo accorti di quanto la nota della Santa Sede rivolta all’Italia sul DDL Zan abbia fatto discutere. Da Fedez agli ultramontanisti ancora in circolazione, dai laicisti agli identitari, dai costituzionalisti ai virologi, dalle suore ai professoroni, in diversi hanno espresso pareri tanto sull’opportunità quanto sull’intempestività della comunicazione vaticana. Risulta davvero impossibile fare una sintesi di quanto apparso nei giorni scorsi e della diversità delle tematiche affrontate. Tuttavia, a me pare, che nel mondo cattolico si stia per perdere l’occasione volta a discutere di un aspetto importante connesso alla rilevanza della cosiddetta pattuglia di parlamentari cattolici e, quindi, collegato alla relazione fra cattolicesimo e politica in Italia.

Eletti ad ogni legislatura – in numero via via minore – tirati per la giacchetta più a destra che a manca, sedotti, abbindolati e trascurati, quella dei parlamentari cattolici non deve essere una vita facile. Finiti i tempi dell’onnipotenza cristiana, molti di loro devono accontentarsi di qualche posto di sottogoverno o della semplice e genuina testimonianza nella speranza della riconferma nelle posizioni apicali delle liste formulate dai segretari di partito.

Alla luce degli ultimi risvolti sul DDL Zan, credo che – con lo stesso entusiasmo visionario di un fanciullo – sia opportuno scrivere una breve lettera a quanti a partire da uno sguardo di fede sul mondo e sulla storia svolgono l’attività di parlamentare. E vorrei avviare simile riflessione attraverso tre domande: perché il vostro impegno di laici credenti impegnati in politica non è stato sufficiente, a detta di molti, per assicurare al nostro Paese una legge capace sia di avversare ogni discriminazione sia di tutelare la libertà di pensiero? Alla luce della vostra comprensione cristiana della realtà, come mai – ancor prima di altri – non avete voi stessi avanzato una proposta di legge finalizzata ad evitare ogni discriminazione e, al contempo, a rispettare la libertà di espressione? Vi sentite tutelati o esautorati dinanzi ai, pur legittimi, interventi ora della CEI ora del Vaticano sul DDL Zan come su altre questioni assai dibattute nella comunità nazionale?

In aggiunta a tali quesiti, ritengo che sarebbe opportuno tornare a riflettere su alcuni elementi, circa la relazione fra cattolici e politica, che ci provengono dal secolo scorso. Penso alla celebre espressione di Giuseppe Lazzati secondo il quale non possiamo imporre agli altri tramite il diritto qualcosa che in quanto credenti professiamo per fede. Possiamo, invece, nel pieno rispetto della pluralità e dell’aconfessionalità della nostra democrazia, avanzare proposte, leggi e ragionamenti che – mossi dal principio evangelico che anima la nostra esistenza – siano comprensibili, accessibili e condivisibili nell’eterogeneo scenario della nostra democrazia. A ciò va aggiunta l’intuizione di Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano nel 1919, il quale aveva avvisato i credenti: in politica nessuno è detentore della verità assoluta, ma la ricerca del bene comune – unica verità della politica – è un processo dinamico e mai concluso a cui tutti partecipano.

La vicenda legata al DDL Zan ci mostra come, rispetto al passato, probabilmente non riusciamo più – attraverso argomentazioni in grado di rispettare l’autonomia delle cose del mondo – ad avere una rilevanza pubblica. Cioè i credenti laici, che per via del loro peculiare stato di vita sono chiamati alla responsabilità diretta in politica, pare che ormai non riescano a rappresentare con gli adeguati strumenti istituzionali e democratici una specifica sensibilità e presenza cristiana nella nostra società. Se così dovesse essere, forse il nostro destino sarà quello di venir tutelati e rappresentati attraverso le note e i comunicati stampa del Vaticano? Oppure abbiamo dimenticato troppo in fretta la straordinaria lezione del Concilio Vaticano II per il quale in politica, anche i credenti, ricercano la promozione del bene comune attraverso vari canali, orientamenti e declinazioni purché si riconosca la centralità dell’uomo nella società ben espressa dalla nostra costituzione?

Inoltre c’è da registrare dell’altro. La presenza cattolica in parlamento, come nel resto della società, sembra risvegliarsi allorquando si discutono talune questioni etico-antropologiche salvo poi non apparire quasi per nulla dinanzi al galoppare della povertà assoluta nel nostro Paese, alla crisi educativa in atto, all’immane e duraturo fenomeno delle migrazioni. Ora proprio i temi congiunti al DDL Zan ci permettono d’intendere che è il momento storico idoneo per avviare un progetto politico finalizzato alla promozione umana nel quale i credenti impegnati in politica siano protagonisti attivi e di prim’ordine del progresso. Per far ciò, oltre ad una robusta formazione teologico-cristiana, urge conoscere lo sviluppo del mondo e delle scienze filosofiche, psicologiche, sociali, giuridiche, pedagogiche, biologiche, storiche, economiche, antropologiche, politiche. Ad esempio, in merito al caso concreto del DDL Zan, bisognerebbe evitare di discutere degli errori, e degli orrori, della presunta “ideologia gender” senza prima aver letto e studiato una delle tante e moderne pubblicazioni sull’educazione di genere insieme al recente documento della Pontificia Commissione Biblica intitolato Che cos’è l’uomo? Un itinerario di antropologia biblica.

E, ancora, non potremmo – prima che lo ricordi opportunamente il presidente del Consiglio Mario Draghi in parlamento – rammentare a noi stessi e agli altri che proprio i cattolici insieme ai comunisti, ai liberali e ai socialisti all’indomani della seconda guerra mondiale hanno voluto una democrazia plurale, aconfessionale e includente?

In un’opera straordinaria qual è Esperienze pastorali,don Lorenzo Milani tratteggiava in questi termini la presenza dei cristiani nel mondo: «Non hanno avuto paura di restare isolati, non si sono dovuti far puntellare da un’organizzazione per non cascare, perché il loro isolamento era popolato da idee chiare, dalla gioia di vivere e di combattere, di non dover correre sempre affannosamente nella scia di avanguardie non cristiane, ma di precedere sempre il secolo, di trascinarselo dietro come un garzoncello intimidito». Le infinite e non sempre azzeccate discussioni sul DDL Zan sono un’opportunità data ai credenti impegnati in politica – e pertanto ai parlamentari cattolici – tesa a ricordare quanto sia importante avere delle “idee chiare” per essere, privi del sostegno di particolari organizzazioni, una forza in grado di anticipare i tempi e la storia anziché bloccarli definitivamente.

Rocco Gumina

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