Le donne aspirano a partecipare alle decisioni della Chiesa

Le donne aspirano a partecipare alle decisioni della Chiesa

7 Febbraio 2022 0 Di Rocco Gumina

Tra i diversi problemi della nostra società spiccano quelli connessi al ruolo e alla presenza della donna. Le statistiche riguardanti le violenze, la disoccupazione e la generale marginalizzazione sociale delle donne nelle nostre comunità sono preoccupanti. Nonostante l’approvazione di leggi, la formulazione di appelli e le proposte educative finalizzate al riconoscimento della dignità della donna, il nostro Paese ha ancora molto da fare per garantire reale uguaglianza fra i sessi. Inoltre, fra i temi centrali del cammino sinodale della Chiesa cattolica voluto da papa Francesco vi è quello congiunto al contributo del femminile nelle comunità credenti. Discutiamo di questo tema con Carmelina Severino, presidente regionale del Centro Italiano Femminile.

– Lavoro, famiglia, studio, realizzazione personale, protagonismo nella società, tutti questi temi – specie nel Mezzogiorno – vedono le donne vittime di un sistema che non permette reale uguaglianza fra i sessi. Quali sono le cause di queste situazione? Quali le prospettive di cambiamento?

La pandemia ha acutizzato la crisi familiare e l’integrazione personale/professionale, temi che vedono le donne vittime di un sistema che non permette reale uguaglianza fra i sessi e ha aggravato un assetto socio-economico che, specie nel Mezzogiorno, spinge le donne verso le “nuove emigrazioni” o una “spirale” fatta di precarizzazione e penalizzazione salariale. Molto spesso le donne si ritrovano a dover ripiegare in lavori non all’altezza delle competenze o delle aspettative o di attività che determinano una marginalità sociale. La conseguenza è la presenza di un sistema di welfare incompleto che si scarica essenzialmente sulle donne rischiando di ripresentare vecchi modelli sociali – come quello della madre casalinga o che rinuncia all’istruzione – i quali invece devono essere definitivamente superati.

Quali le ipotesi in campo? Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è strumento finanziario a vantaggio delle donne sul quale saranno immessi stanziamenti diretti e indiretti che al momento sono stimati in una cifra pari a circa 40 miliardi di euro. Sarà una leva finanziaria che permetterà di procedere nella direzione del riequilibrio della parità di genere grazie ad un approccio trasversale al fenomeno. L’obiettivo, per il triennio 2024-2026, è di arrivare a un incremento del lavoro delle donne del 4%. Un risultato che sarà possibile attivando progetti di varia natura che vanno dalla formazione fino all’inserimento lavorativo e ancora attraverso incentivi e misure ad hoc. Saranno attivati programmi che intendono promuovere fortemente lo sviluppo dell’occupazione dell’imprenditoria femminile. È il caso, ad esempio, del “Fondo impresa donna” ma anche della revisione delle procedure di reclutamento nella Pubblica amministrazione o la definizione di un Sistema nazionale di certificazione della parità di genere, ovvero l’approccio “Equal Salary”. Tali misure, secondo il Mef, dovrebbero essere in grado di imprimere un impatto rapido e misurabile sulle politiche di sviluppo.

Del resto, la crisi economica generata dalla pandemia da Covid-19 nel corso del 2020 ha determinato un tasso di occupazione femminile in Italia del 49% e un divario rispetto a quello maschile di ben 18,2 punti percentuali. Proprio per arginare questo fenomeno e innescare un processo virtuoso, il PNRR immagina oltre agli interventi diretti anche una sequenza di fondi indiretti. I partenariati allargati, per esempio, prevedono un aumento fino al 40% delle assunzioni a tempo indeterminato di ricercatrici. Per raggiungere questo obiettivo, il Piano immagina di promuovere protocolli specifici con gli ordini professionali, i consulenti del lavoro e le Università che mettano a disposizione banche dati di curricula femminili utili principalmente per la ricerca di profili specifici. Contestualmente alle azioni dirette e indirette, verrà realizzato un sistema nazionale di certificazione che si occupi di monitorare la parità di genere. A questo progetto verranno destinati 10 milioni di euro con il coinvolgimento di almeno 800 imprese nel triennio di riferimento. Verranno destinati circa 4,5 miliardi di euro agli asili nido e alle scuole per l’infanzia. Grazie a questi interventi si stima che verranno creati 228mila nuove strutture.

Si tratta di programmi che avranno ricadute assai positive sia a livello sociale che economico. Basti pensare che l’implementazione della rete di asili nido potrebbe avere una ricaduta importante sull’occupazione e sul PIL. Difatti, secondo una stima di Banca d’Italia, se l’occupazione femminile arrivasse al 60% il PIL potrebbe crescere di 7 punti percentuali. Un welfare per l’infanzia è un aspetto tutt’altro che trascurabile soprattutto se affiancato da progetti di diffusione del tempo pieno con servizio mensa e il potenziamento delle infrastrutture sportive a scuola e dei servizi socio-assistenziali per disabilità e marginalità con interventi sulle connessioni veloci per permettere un adeguato sviluppo sul piano digitale e sul sistema del trasporto pubblico. Tale strumento di avvio di un ambizioso cambiamento potrebbe contenere al suo interno le premesse di una vera e propria svolta positiva per tutte le nuove leve di lavoratori/lavoratrici affinché venga realizzata una pari opportunità sostanziale.

– Il dibattito sull’elezione del presidente della Repubblica ha ancora una volta mostrato che nella nostra nazione è difficile pensare di eleggere delle donne a guida delle più rilevanti istituzioni. In Europa le cose vanno diversamente come testimonia la lunga stagione politica di Angela Merkel o la presidenza della Commissione Europea affidata a Ursula von der Leyen. Cosa occorre per arginare e superare questo deficit della politica italiana?

In termini di emancipazione femminile tanti passi sono stati compiuti ma bisogna riconoscere che esistono ed insistono barriere strutturali, culturali e sociali che ostacolano fortemente le donne nel percorso della carriera politica. Nonostante le donne abbiano, nel secolo scorso, acquisito i diritti politici, non sono riuscite ad entrare a far parte in misura consistente delle istituzioni più rappresentative. L’impegno, la partecipazione e la tenacia con cui le donne si dedicano con sempre maggiore intensità e spirito di sacrificio alla vita politica testimoniano la loro forte volontà di combattere e abbattere le disuguaglianze di genere, a beneficio della società tutta, poiché i diritti delle donne rappresentano un traguardo per tutti senza distinzioni di genere o di credo politico. Pertanto, è più che mai necessario sensibilizzare su questo tema l’opinione pubblica, sensibilizzare le nuove generazioni e modificare la cultura politica attraverso uno scatto di qualità che riesca a concretizzare misure tali da mobilitare la partecipazione politica delle donne.

Certamente le figure della già Cancelliera tedesca Angela Merkel e della Presidente Ursula von der Leyen sono stimolo a ritenere che anche una donna può ambire alle alte cariche istituzionali ma è, anche, impulso per i giovani poiché infonde la consapevolezza, necessaria per le donne che ambiscono alla carriera politica, di adoperarsi con coraggio e determinazione per la parità di genere. La leadership femminile, connotata da valori etici, consiste nella grande capacità organizzativa, nella possibilità di coniugare famiglia, lavoro, figli, carriera politica. In sostanza la leadership femminile, se accompagnata dal sostegno sociale e statale, è la chiave di volta per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato.

Un modello ispirato all’universo uomo–donna alla cui realizzazione tutti dovremmo essere partecipi. Tanto è vero che la scelta dell’elezione del Presidente della Repubblica non la si può assolutamente ricondurre ad un dibattito meramente sterile basato sulla scelta uomo-donna, vista l’importanza precipua per il Paese. Di certo, l’elezione di Sergio Mattarella come Presidente della Repubblica è una scelta di alto profilo istituzionale per il delicato momento sociale-economico-sanitario che l’Italia sta attraversando e rappresenta la stabilità, l’unità del Paese, e la solidità del governo.

–  Nel discorso inaugurale del cammino sinodale, papa Francesco ha affermato la necessità di rendere all’interno della Chiesa, tutti protagonisti. Probabilmente, in questo tempo di discernimento comune concesso dal sinodo sarebbe opportuno ripensare al ruolo e al contributo delle donne nelle comunità ecclesiali. Concorda?

Il percorso Sinodale è il coinvolgimento più ampio possibile del popolo di Dio e le donne sono almeno la metà dei battezzati e, di solito, rappresentano la parte più attiva a livello locale ovvero nelle parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nelle diocesi. Il problema sta nel come le Chiese locali realizzeranno concretamente la preparazione al Sinodo cioè se realmente avverrà in modo ordinario la consultazione del popolo di Dio dentro e fuori le nostre chiese. Il processo sinodale è un cammino aperto e le donne desiderano che la Chiesa non sia più riservata ad una élite dove alcuni decidono per tutti. Le donne aspirano a partecipare alle decisioni della Chiesa; desiderano esprimere liberamente ciò che sono e pensano; auspicano rapporti egualitari, avere un pieno riconoscimento dei servizi che di fatto già da anni svolgono nella Chiesa locale. È solo camminando e riflettendo insieme che si può imparare a vivere la comunione e ad aprirsi ad una missione più ampia possibile e più inclusiva.

– Il Centro Italiano Femminile è una realtà attiva su tutto il territorio nazionale per promuovere una cultura – cristianamente ispirata – diretta alla formazione e all’impegno delle donne nella Chiesa e nella società. Il CIF siciliano – da lei presieduto – si appresta ad iniziare un percorso di riflessione sul valore della libertà nel nostro tempo. Perché ritenete la libertà un elemento fondamentale per superare la crisi in atto?

La nostra non è una terra facile ma le sue “figlie” sono tenaci e capaci di vincere certe sordità. Allora porre il nostro riflettore sulla libertà trova nelle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – pronunciate in occasione dell’inizio del suo secondo mandato – il leitmotiv della nostra volontà di approfondire un tema di così forte attualità: «Libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva». Lo sviluppo di questo percorso sarà a ventaglio e a più voci affinché i relatori e le relatrici offrano a quante/quanti vorranno parteciparvi la possibilità di ricevere più risposte possibili al bisogno di quella “vera libertà” garanzia di ogni donna e di ogni uomo. Libertà che in questo nostro tempo a volte sembra essere avvolta nella spirale del vuoto e nel non senso.

Intervista a cura di Rocco Gumina

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