“L’elezione del Capo dello Stato è collegata alla vita del Governo”. Intervista a Rino La Placa

“L’elezione del Capo dello Stato è collegata alla vita del Governo”. Intervista a Rino La Placa

13 Gennaio 2022 1 Di Rocco Gumina
Rino La Placa

L’ormai prossima elezione del presidente della repubblica, chiamato a succedere a Sergio Mattarella, è il tema politico di queste settimane. Tra esigenze dei partiti e scenari di stabilità internazionale, il dibattito di questi giorni sembra soffermarsi più sui nomi che sulle qualità che dovrebbe possedere il prossimo Capo dello Stato. Di questo tema discutiamo con Rino La Placa. Già dirigente scolastico e deputato all’Assemblea Regionale Siciliana, La Placa è stato fra i più stretti collaboratori di Piersanti Mattarella. Attualmente è presidente dell’Associazione degli ex deputati all’ARS.

Presidente La Placa, tutti lodano l’operato dell’attuale Capo dello Stato. Infatti, sia molti politici sia diversi cittadini desiderano che Sergio Mattarella continui il suo incarico con un nuovo mandato. Come descrive i sette anni di Mattarella al Quirinale?

Sergio Mattarella, dodicesimo presidente della Repubblica, sta concludendo un settennato con generale sentito plauso degli italiani. In questo ultimo periodo si sono susseguite manifestazioni di stima, di consenso e di ammirazione verso la sua persona con l’unanime apprezzamento del modo con cui ha esercitato le altissime funzioni di Capo dello Stato.  Il mio non recente legame amichevole e culturale col presidente Mattarella probabilmente mi spinge ad essere un po’ di parte e mi scuso per la mia eventuale carente obiettività; sì, sono stato e resto un suo “tifoso” e ciò rende comprensibile la gioia che provo osservando i vari tributi di affetto che gli si manifestano da ogni parte. A questo compiacimento personale voglio aggiungere, con la consapevolezza di cittadino responsabile e impegnato, il crescente riscontro in una difficile stagione della nostra vita repubblicana – di un’Italia più unita nel nome del presidente della Repubblica, eccellente garanzia dell’unità nazionale e del migliore funzionamento delle istituzioni democratiche secondo lo spirito della Costituzione. Mentre dispiegava il suo impegno presidenziale, nel settennio che sta concludendosi (attraverso i suoi comportamenti e i suoi discorsi) ho riscontrato il suo passato, la sua formazione, i valori sempre professati, la sua vasta cultura; tante volte mi è venuto di pensare a suo padre Bernardo, costituente e protagonista della nascita e dell’avvio della Repubblica, a suo fratello Piersanti, martire civile per la libertà e la giustizia, da lui raccolto morente. Sergio Mattarella, da parte sua, ha mostrato innanzi tutto la sua ricca personalità, il suo carattere fermo e determinato sempre coniugato con una forma espressiva dolce e delicata, rispettosa di tutti e di ciascuno. Tutto da vero democratico, da cattolico democratico, da cristiano autentico che difende la laicità dello Stato in coerenza con una nobile tradizione di servizio e di impegno civile per un Paese solidale. Il Presidente ha spiegato bene le ragioni che lo inducono a ritenere conclusa la sua esperienza al Quirinale e la sua indisponibilità va rispettata perché nasce da convinzioni con fondamento costituzionale. Certo viene a mancare un punto di riferimento e di equilibrio, riconosciuto e rassicurante.  C’è, però, chi invita a tener conto delle enormi difficoltà di questo periodo, collegate anche ad una pandemia che ha determinato e determina tante modifiche alla nostra ordinaria vita quotidiana, come singoli e come comunità, per immaginare un ripensamento di Sergio Mattarella. Si tratterebbe di un nuovo servizio, non pensato né pensabile in tempi normali. Sarà così? Ho difficoltà ad avere un’opinione matura.

Nel pieno della nuova ondata pandemica e con un governo politico a guida tecnica, il nostro Paese non sembra vivere il suo momento migliore. Quale profilo di Presidente della Repubblica necessita per questi nostri tempi?

Penso che un nuovo Presidente debba porsi in linea di operativa continuità con Sergio Mattarella. Da tutti oggi Mattarella è ritenuto un modello: lo ha detto il presidente Draghi, lo hanno detto anche alcuni Capi di Stato stranieri. Certo ognuno ha la propria personalità e il proprio carattere e non se ne può disfare. Non si tratta, però, di pensare ad una fotocopia, ad un sosia; ciò che è necessario è avere equilibrio, essere inclusivo, super partes, garante dell’unità nazionale, saper parlare agli italiani con un linguaggio coinvolgente. Certamente è importante, per la scelta, conoscere e valutare bene la biografia del candidato, dalla quale trarre elementi di motivazione o di esclusione. Bisogna saper dialogare con le istituzioni, testimoniare un costante collegamento ai principi e ai valori della Costituzione. Se posso aggiungere, penso che il Capo dello Sato italiano debba credere fortemente nell’Europa e sostenerla come Unione di popoli e di cittadini, mantenendo e coltivando il senso dell’appartenenza nazionale, in una prospettiva di pace e di solidarietà.

Che opinione ha maturato dell’attuale dibattito politico e parlamentare connesso alla ormai prossima elezione del nuovo Capo dello Stato?

L’elezione del Capo dello Stato è strettamente collegata alla vita del Governo. Il premier Draghi è l’altro punto di riferimento, autorevole e credibile nel Paese e all’estero, dell’Italia di questo periodo, ma di Draghi si parla anche con riferimento al Quirinale. Il Governo si fonda su una maggioranza assai larga ma assai eterogenea; sono insieme, ma non sempre d’accordo, forze politiche contrapposte e dirimpettaie. Se Draghi va al Quirinale che succede? Ci possono essere elezioni anticipate? E ciò è un bene? Una situazione di difficile lettura e complicata. Ciò che preoccupa è la scarsa capacità di dialogo fra le forze politiche: la crisi e la fine dei partiti con forte democrazia interna, il populismo, la caduta dei valori hanno portato i loro negativi effetti, sicché prevalgono gli insulti, la mancanza di rispetto per l’avversario, la scarsa propensione al dialogo. Non c’è più visione prospettica, sembra difficile raccordarsi su temi generali e fondamentali per il bene del Paese. L’altro giorno, seguendo il dibattito alla Camera per la commemorazione di David Sassoli, mi si è allargato il cuore, mi sono tornate fiducia e speranza: ho preso atto di un clima armonico e di sentita unità fra le forze politiche pur nella diversità delle posizioni di ciascuno, dando atto alla gentilezza, alla cortesia, alla capacità di dialogo e alla fermezza delle proprie convinzioni del presidente Sassoli. Mi sono detto: forse ci siamo. Questo è il clima che ci vuole per eleggere il presidente della Repubblica.

Secondo lei, il resto del Paese – ovvero i “non addetti ai lavori della politica” – cosa si aspetta da questo momento importante per la vita delle nostre istituzioni?

La pandemia è stata ed è pesante. Ha accresciuto le difficoltà quotidiane e ci ha fatto cambiare stili di vita influenzando anche il nostro modo di pensare. Le diseguaglianze sono diventate più forti ed evidenti. Occorre credere nella ripresa alimentando fiducia e speranza, fiducia nell’altro e nella solidarietà, fiducia nella possibilità di farcela senza che nessuno resti indietro. I giovani non devono rinchiudersi in se stessi, ma devono studiare e trovare lavoro per essere gli artefici e i protagonisti del tempo che verrà. Oggi si coglie una viva preoccupazione nelle nostre comunità e tanti eventi vengono enfatizzati perché ci riesce difficile scrutare il futuro e a me pare che ci sia quasi un’incapacità a sognare. Dal sogno al progetto e, poi, all’impegno; assaporando queste tre parole siamo cresciuti coltivando una visione, una prospettiva, cercando di concorrere alla costruzione di un mondo a misura dei nostri ideali. Non so quanto ci siamo riusciti.  Alcune o tante volte vedo nel presente il prevalere dell’indifferenza e dell’apatia. Nell’area politica si rimandano a dopo l’elezione del presidente della Repubblica tante scelte e così pure in altri ambiti della società italiana. Questa attesa conferma l’importanza della scadenza, ma vorrei che non diventasse un alibi per l’inattività di ciascun protagonista istituzionale né la ragione per opzioni che disturbano il dialogo collaborativo. Intanto, grazie molte presidente Mattarella.

Intervista a cura di Rocco Gumina

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