L’uomo e l’ambiente per riformare la politica

L’uomo e l’ambiente per riformare la politica

1 Luglio 2018 0 Di Rocco Gumina

L’atteggiamento dell’Unione europea dinanzi alla questione dei migranti ci consente di riflettere sul fatto che un’efficace riforma della politica può essere generata da una positiva comprensione della relazione fra uomo, comunità e ambiente. Per prima cosa, tale dinamismo deve considerare alcuni principi fondamentali – assai urgenti nel processo di globalizzazione in atto – come: la cittadinanza globale, l’integrazione, l’uguaglianza, la dignità umana e sociale, la laicità.

Il riconoscimento teorico e giuridico della dignità di ogni uomo – perfezionato a livello nazionale e globale dopo la tragedia della seconda guerra mondiale – oggi va declinato con le logiche connesse alla cittadinanza. Difatti, la dignità umana priva della possibilità di usufruire dei diritti fondamentali – come l’esercizio del voto libero, della tutela della salute, dell’istruzione, dell’accoglienza – diviene un asserto svuotato di ogni consistenza reale. La relazione, fra la dignità umana e l’effettivo riscontro nell’esercizio dei diritti fondamentali rappresenta la prima frontiera per la riforma politica dell’attuale sistema nazionale e internazionale.

A tale questione, si riallaccia il dibattito sul multiculturalismo e sull’integrazione delle diversità culturali e religiose. È chiaro che solo una robusta e positiva laicità impegnata nella prospettiva dell’inclusione potrà avviare processi sociali, politici e culturali capaci di superare la logica della frontiera tra il noi e il voi. Si tratta, quindi, di declinare nel seno della riforma politica il paradigma della cura per l’uomo e per la società.

Oltre a deliberare e attuare provvedimenti per il riconoscimento della dignità umana, un’effettiva riforma della politica è chiamata a interessarsi – con la medesima attenzione – alla cura dell’ambiente che è la casa comune dell’umanità. La terra, infatti, non è un semplice spazio a disposizione dell’uomo, ma è un sistema vivo basato sull’equilibrio di molti fattori che non possono a lungo essere alterati. Il primo passo – per i governi e per le organizzazioni amministrative ed economiche internazionali – è quello di giudicare le proprie politiche interne ed estere in quanto politiche della terra. Simile passo, può essere attuato attraverso una radicale riforma culturale che concepisca la terra non come luogo di produzione e di sfruttamento, bensì come spazio condiviso per il pieno compimento dell’umanità.

Purtroppo, l’invito biblico a soggiogare la terra è stato tradotto dall’uomo moderno attraverso il complesso di una concezione degenerata del potere che lo trasforma in divinità onnipotente. L’attuazione di questo complesso ha portato all’attuale crisi ambientale che, senza un drastico intervento di riequilibrio, condurrà alla morte ecologica e pertanto della vita. La via dell’equilibrio potrà avviarsi esclusivamente tramite il rifiuto del dominio unilaterale dell’uomo e l’inizio di una relazione positiva fra questi e l’ambiente. Da ciò ne consegue un’antropologia, e una riforma della politica, non antropocentrica da alimentare continuamente attraverso un progetto educativo volto alla promozione umana e alla tutela della terra.

È chiaro che la riconversione ecologica attuata con la riforma politica e culturale è in grado di generare un nuovo stile di vita per l’intera umanità. Ciò dovrebbe condurre gli uomini del primo mondo a vivere in modo più semplice e quelli del terzo e quarto mondo a vivere con dignità anche perché, a parere di papa Francesco, l’attuale assetto socio-politico internazionale: «ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità» (Laudato si’ n. 30).

Per Francesco, la responsabilità dell’uomo è legata al coltivare e al custodire il creato. Simile logica non si declina in un atteggiamento passivo, ma – con opportuno realismo – chiede alla politica di tornare a sviluppare il proprio ruolo primario nella cooperazione fra gli uomini e l’ambiente perché: «Custodire vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Ciò implica una relazione di reciprocità tra essere umano e natura» (Laudato si’ n. 67).

 

Rocco Gumina

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