Oltre le mura della scuola

Oltre le mura della scuola

13 Gennaio 2022 0 Di Rocco Gumina

Il nuovo anno non è certo cominciato bene per la scuola in Italia e, dunque, in Sicilia.

Almeno tre episodi, fra i diversi, mi spingono a riflettere.

Anzitutto l’approccio del governo. Sul tema didattica in presenza o DAD, Draghi mi è parso meno pragmatico del solito e stranamente vicino a posizioni ideologiche. Non si discute l’importanza della scuola in presenza. Non si mette in dubbio che la DAD sia un mezzo provvisorio e limitante. Non possiamo paragonare l’attuale situazione pandemica a quella precedente alle vaccinazioni. Tuttavia, penso sia importante dare maggiore peso alle esigenze delle istituzioni locali che – a differenza del governo nazionale – affrontano direttamente le problematiche. Frasi o atteggiamenti da “mai più” sono da evitare per la politica. Specialmente nella situazione che viviamo.

Poi ci sono le parole del professore Galimberti. Le ho lette sui giornali. Le ho ascoltate tramite registrazione. Non discuto della produzione accademica e divulgativa del noto intellettuale, tantomeno della persona. Nondimeno, è necessario sottolineare che le sue parole mi sono parse talmente superficiali da poter essere accomunate alle divagazioni che un po’ tutti noi facciamo in libertà e spensieratezza al bar o fra amici. Non si possono valutare migliaia di professionisti, uomini, donne, educatori – che ogni giorno e nell’assoluto silenzio svolgono il proprio servizio – in questo modo. Quelle sue non sono parole né di critica positiva né di altra utilità. Non servivano e non servono alla scuola e ai docenti. Si tratta di uno scivolone evitabile, in particolar modo, quando si discute sulle reti nazionali di un tema così importante per il nostro Paese.

Infine, c’è la situazione siciliana. Quello che è accaduto nella giornata del 12 gennaio si poteva e si doveva evitare. La scuola – cioè gli allievi, le famiglie, gli insegnanti, il personale scolastico – non può restare in attesa sino all’ultimo momento di provvedimenti di una politica che, ancora una volta, non ha mostrato il meglio di se stessa. Ho avuto la sensazione che proprio dinamiche del genere fanno perdere credibilità alla scuola poiché pubblicamente può essere tirata, e normata, a destra e manca, mentre per altri settori della società si usa un registro diverso. Ciascun rappresentante istituzionale viva con grande responsabilità il proprio compito ma scelga di intervenire preservando la dignità della scuola e di chi la abita.

Questi episodi dovrebbero essere uno sprone per gli insegnanti italiani. In Italia, a differenza di altri paesi europei, l’insegnante – non universitario – è come se vivesse da silenziato, quasi nell’ombra. Ci dimentichiamo troppe volte del grande dovere pubblico che i docenti hanno. Ruolo connesso all’educazione e alla formazione delle future generazioni e, pertanto, alla produzione di cultura per la nostra comunità nazionale. Cultura capace di avere ricadute sociali, politiche, economiche, giuridiche.

È ora di tornare a discutere di questo.

Il nostro Paese ha bisogno della rilevanza culturale e sociale degli insegnanti capace di andare oltre le mura della scuola.

Rocco Gumina

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