Persone non numeri

Persone non numeri

16 Giugno 2018 0 Di Rocco Gumina

Vorrei infine segnalare che nella questione della migrazione

non sono in gioco solo numeri, bensì persone, con la loro storia,

la loro cultura, i loro sentimenti e le loro aspirazioni

(Papa Francesco, 14 giugno 2018)

 

La vicenda della nave Aquarius appartenente all’ONG SOS Mediterranée ha riaperto fra gli Stati della Comunità Europea quello scontro mai sopito sull’accoglienza dei migranti. Se il nuovo governo italiano insieme a quello francese hanno brillato per alta capacità di strumentalizzazione politica ma non per diplomazia e sensibilità umana, il resto dell’Unione Europea – escluso la Spagna del nuovo presidente Pedro Sánchez – sembra sia rimasta a guardare. L’acceso dibattito sul destino dell’Aquarius e dei suoi 629 ospiti a bordo, ci illustra come il fenomeno delle migrazioni abbia ormai assunto dimensioni e intensità tali da poter essere compreso solo attraverso uno sguardo complesso accomunante lo sforzo politico, culturale e legislativo dei Paesi di partenza e di arrivo dei flussi migratori. Uno sguardo complesso in grado di evitare ogni forma di estremizzazione su questioni come quelle dell’apertura totale o della chiusura radicale dei porti e in generale dei confini dinanzi a coloro che per un motivo o per un altro lasciano la propria nazione.

In occasione della solennità di pentecoste, la Commissione Episcopale per le Migrazioni della CEI ha pubblicato una nota intitolata Uscire dalla paura a venticinque anni dal documento Ero forestiero e mi avete ospitato. Anzitutto, i vescovi italiani registrano l’evoluzione del fenomeno dell’immigrazione dall’inizio degli anni Novanta ad oggi. Infatti, se nel 1993 si trattava di una realtà nuova ed emergente oggi, invece, assistiamo ad un incremento esponenziale dei flussi migratori che richiedono adeguate strategie politiche e sociali. Purtroppo, negli ultimi anni è decisamente aumentato anche il numero di italiani che hanno spostato oltreconfine la loro residenza.

La nota dei vescovi invita la comunità politica, culturale e sociale italiana ad una riflessione tanto sulla responsabilità che ogni uomo e qualsiasi istituzione hanno nei confronti degli esseri umani – specie se in situazioni di criticità come quelle che vivono i migranti – quanto sul diritto che ciascuna persona ha di non essere costretta a lasciare la propria terra. Secondo i pastori delle Chiese d’Italia, il principio di responsabilità verso i migranti va declinato con realismo e intelligenza. Ciò significa che oltre alla deriva individualistica di una parte della cultura occidentale che ostacola il riconoscimento della persona nella sua integrità, esistono: «limiti imposti da una reale possibilità di offrire condizioni abitative, di lavoro e di vita dignitose» (CEI, Uscire dalla paura). Questi limiti rendono più difficile l’accoglienza poiché il periodo di crisi economica che l’Italia attraversa spinge ad intendere l’altro: «come un concorrente e non come un’opportunità per un rinnovamento sociale e spirituale e una risorsa per la stessa crescita del Paese» (CEI, Uscire dalla paura). Considerati i limiti, la realtà delle migrazioni interpella la nostra civiltà la quale, a parere dei vescovi italiani, deve essere pronta ad avviare e sostenere: «processi educativi che vadano al di là dell’emergenza, verso l’edificazione di comunità accoglienti capaci di essere segno e lievito di una società plurale costruita sulla fraternità e sul rispetto dei diritti inalienabili di ogni persona» (CEI, Uscire dalla paura).

In primo luogo, l’avvio di positivi processi di integrazione si basa sulla conoscenza delle cause scatenanti dei flussi migratori. Comprendere le reali ragioni del fenomeno invita a guardare il migrante come a colui che fugge da situazioni di guerra, di povertà e di crisi ben peggiori dalle nostre. Inoltre, l’incontro con il migrante da un lato porta a sottolineare la diversità etnica, culturale, religiosa dall’altro stimola alla convivenza della diversità intesa come possibile risorsa per i nostri territori. Difatti, l’integrazione non significa assimilazione e omologazione di una civiltà rispetto ad un’altra ma interazione fra le diversità le quali all’interno di sani processi educativi sono destinate a produrre positività. L’associazione culturale “Alcide De Gasperi” – insieme alla Casa delle Culture e del Volontariato “Letizia Colajanni”, all’associazione di promozione sociale “piùCittà”, al Movimento di Volontariato Italiano e all’associazione “Migranti solidali” – il prossimo venerdì 22 giugno presenterà a Caltanissetta (a partire dalle ore 17.30 presso la Casa delle Culture e del Volontariato sita in Via Xiboli 310) il documento Uscire dalla paura per avviare una collaborazione volta a sostenere processi educativi per la costruzione di comunità capaci di accogliere e integrare le diversità etniche, culturali e religiose.

 

Rocco Gumina

Presidente associazione culturale “Alcide De Gasperi”

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