Quanto è attuale la pena di morte?

Quanto è attuale la pena di morte?

6 Febbraio 2021 0 Di Rocco Gumina

Questa settimana, nelle mie classi, ho condotto quello che ritengo un interessante e riuscito esperimento socio-culturale.

Alla luce dei fatti di Caccamo, ho proposto ai ragazzi e alle ragazze (tra i 14 e i 20 anni) di immedesimarsi in un giudice – di un ipotetico Stato che prevede la pena di morte – al fine di esprimersi in modo favorevole o contrario alla pena capitale dinanzi a tragedie come quella che ha colpito la piccola comunità del palermitano.

L’esito del sondaggio non sorprende. Quasi il 60% dei ragazzi si è espresso a favore della pena capitale. Si tratta di un dato in linea con una recente indagine nazionale svolta sullo stesso tema.

Le sorprese, naturalmente, sono emerse dalle motivazioni che hanno condotto gli studenti a esprimersi in maggioranza a favore della pena capitale.

In generale, dal dibattito viene fuori la difficoltà di distinguere fra vendetta e giustizia e tra quest’ultima e il perdono. Purtroppo si fa fatica a comprendere che la giustizia riguarda il bene di tutti, persino quello dell’omicida la cui dignità è preservata dalla medesima legge che lo condanna.

Inoltre, in generale, è affiorata una visione della pena detentiva, incluso quella del carcere a vita, come mezzo atto a provocare la sofferenza dell’omicida e non come periodo di privazione volto al mutamento e alla maturazione del colpevole.

A ciò si lega la convinzione – in molti casi non confermata dai fatti – della funzione di deterrenza che le condanne, persino quella della pena capitale, dovrebbero esercitare ma che in realtà non svolgono.

Infine, in non molti casi, ho registrato una concezione di Stato che anziché agire allo stesso modo di un criminale – con l’esecuzione della pena di morte – è chiamato a ricercare ed esercitare una giustizia capace di rispettare la dignità di tutti.

Un tema del genere, alla luce di una vicenda drammatica, divide la comunità ma può farci crescere in merito all’idea di giustizia che lo Stato deve garantire.

Uno Stato capace di comportarsi allo stesso modo di un criminale è un’istituzione che dovrebbe far paura a tutti.

Uno Stato che non garantisce la dignità di tutti, prima o poi non sarà in grado di tutelare nessuno.

Uno Stato che non riesce a investire sul cambiamento delle persone, specie di quelle che hanno più bisogno di cambiare, è un’istituzione che in verità non esercita piena giustizia.

Queste ultime sono solamente alcune questioni sulle quali continuare a riflettere, e perciò a crescere e a educare, alla luce sia della complessa e drammatica contemporaneità sia dei principi posti alla base della nostra costituzione.

Molto c’è da fare.

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