Trasformazioni. Uscire dal labirinto rompendo gli schemi

Trasformazioni. Uscire dal labirinto rompendo gli schemi

4 Ottobre 2020 0 Di Rocco Gumina

Gero La Rocca, presidente dei giovani di Confindustria Sicilia, mi ha dato la possibilità nella mattinata di sabato 3 ottobre di partecipare come relatore ad una delle tavole rotonde dell’incontro – organizzato dai giovani di Confindustria isolani insieme a Sicindustria Agrigento, Ecoface e Coparm – intitolato Trasformazioni. Uscire dal labirinto rompendo gli schemi.

La cornice culturale dell’evento era quella connessa alla visione filosofica di Empedocle la quale presenta una realtà animata dalla perenne opposizione fra amicizia e discordia. L’incontro, e il conflitto, fra questi due aspetti dell’esistenza genera una serie di perenni trasformazioni che gli uomini devono, o dovrebbero, saper discernere e indirizzare verso l’armonia.

Da questa prospettiva, i giovani imprenditori siciliani hanno voluto un confronto – anzitutto culturale e poi politico-sociale – fra i diversi saperi e le varie forme operative che animano l’attuale complessità. In tale contesto, l’ispirazione cristiana è chiamata a dare il suo contributo.

Con l’enciclica Laudato sì’, papa Francesco ha offerto una serie di spunti assai importanti per avviare un nuovo umanesimo tramite un’ecologia integrale. Per Bergoglio, infatti, occorre partire dalla connessione fra il grido dei poveri, sempre più esclusi per via della pandemia da Covid-19, e il grido dell’ambiente violato tanto nella foresta Amazzonica quanto nelle nostre campagne e città. Così, un rinascimento sociale, economico e politico potrà generarsi dall’ascolto mai disgiunto delle sofferenze degli esclusi e della distruzione del creato.

Per le imprese, come per la politica e l’intera società, è importante prendere in seria considerazione il posto dei poveri. Quest’ultimi, per il vescovo di Roma, oltre a non aspettare semplicemente il sussidio desiderano divenire i protagonisti del cambiamento delle istituzioni le quali, in particolare modo in Occidente, affannano dietro populismi di varia natura e finalità. Il protagonismo degli esclusi sarà possibile soltanto attraverso un investimento in termini di istruzione, di digitalizzazione, di trasporti e di opportunità sociali capaci di garantire a tutti il pieno sviluppo della propria personalità. Pertanto, a differenza delle miopi politiche dei sussidi a tempo e “a pioggia”, occorre investire affinché tutti possano veder riconosciuti i diritti fondamentali sanciti nei primi articoli della nostra costituzione.

Oltre a riconoscere l’importanza del “posto dei poveri” nel progetto di sviluppo della società urge considerare con realismo che non si tratta di arrestare la crescita industriale ed economica bensì di avviare nuovi percorsi di conversione verso poli, questioni e bisogni che già assicurano un ampio margine di produzione industriale e di ricchezza. Proprio il convegno dei giovani imprenditori siciliani si è svolto all’interno di un nuovo impianto in grado di differenziare, smaltire e riutilizzare i rifiuti prodotti nelle nostre città. Dunque la conversione industriale, specialmente nella nostra Sicilia, abbisogna di uno scatto culturale capace di assicurare uno sviluppo finalizzato allo stesso tempo a tutelare l’uomo e l’ambiente.

Questo processo ha altresì bisogno di un progetto da parte della politica locale, nazionale e continentale. Un’errata interpretazione del modello liberale ha proposto e attuato una sorta di scissione fra istituzioni e imprese per assicurare la necessaria libertà delle seconde sulle prime. In verità tale narrazione ha nascosto l’inesistenza di una visione industriale per i nostri territori. Ad oggi, infatti, continuiamo ad interrogarci sul possibile modello industriale siciliano poiché mai nella storia repubblicana si è avviato un percorso sinergico fra politica e imprese volto ad assicurare un profilo industriale alla nostra isola. Da questo punto di vista necessita una nuova generazione di politici e di imprenditori orientata alla formulazione e alla realizzazione di un autentico piano industriale per il Mezzogiorno poiché, per garantire produzione e stabilità economica, oltre ai prodotti tipici e alle belle spiagge, serve promuovere un piano industriale.

Con l’iniziativa dei giovani di Confindustria Sicilia svolta ad Agrigento mi pare che sia stato lanciato alle imprese, alla politica e alla società isolana un messaggio carico di profezia per un futuro tutto da pensare, percorrere e costruire a queste nostre latitudini. Come è già avvenuto su scala globale per le questioni connesse alla difesa dell’ambiente, i giovani chiedono di cambiare a partire dalle proprie scelte e dalle competenze maturate.

Il discernimento sulla realtà mosso dal pensiero del filosofo Empedocle ci invita, nella perenne trasformazione dell’esistenza individuale e collettiva, a optare per l’amicizia sociale anziché per la discordia. Speriamo che stavolta per la Sicilia questa scelta possa avviare trasformazioni per uscire dai labirinti e dagli schemi che da parecchio tempo non ci permettono di percorrere quelle praterie che il presente continua ad offrirci.

Rocco Gumina

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