Dalla fraternità una migliore politica

Dalla fraternità una migliore politica

17 Ottobre 2020 0 Di Rocco Gumina

L’ultima enciclica di Papa Francesco intitolata Fratelli tutti è – fra le diverse cose – un testo che si rivolge in modo diretto al mondo della politica. Basti pensare che il quinto capitolo è integralmente dedicato ad una riflessione sulla “migliore politica”.

Il messaggio di Bergoglio è teso sia a criticare la corrosione di un settore fondamentale per la socialità umana sia ad avanzare una visione ampia capace di rinnovare la politica a partire dalle sue fondamenta. Per il vescovo di Roma, tale rigenerazione passa dall’esercizio della carità che oltre ad esprimersi nei piccoli gesti di cura reciproca è destinato ai rapporti sociali, economici e politici. Infatti costruire ponti o creare posti di lavoro sono, a parere del pontefice, azioni politiche con «una forma altissima di carità» (n. 186).

La prospettiva di Francesco è radicata su di una visione cristiana del mondo che deve includere in modo più diretto «il senso sociale dell’esistenza, la dimensione fraterna della spiritualità, la convinzione sull’inalienabile dignità di ogni persona» (n. 86). A partire da questa consapevolezza la Fratelli tutti sostiene chiaramente che la comunità umana non può trovare una via verso la fraternità senza una politica che sappia ricercare il bene di tutti. Ciò significa escludere a priori quell’odierna tendenza a valutare la politica come una dimensione sganciata dall’etica e concentrata esclusivamente sul «calcolo di vantaggi e svantaggi» (n. 210). Anche per via della rilevanza dell’etica nella politica quest’ultima non può sottomettersi alle logiche efficentiste di una certa economia bensì è invitata a formulare un approccio integrale in grado di «riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di buone pratiche, che permettano di superare pressioni e inerzie viziose» (n. 177).

Oltre a indicare alcune linee essenziali sulla realtà politica, l’enciclica avanza delle proposte su certi aspetti particolari volti a migliorarla. Ad esempio, Bergoglio presenta le caratteristiche principali del profilo del buon politico. Per Francesco, questi deve essere capace di «interpretare il sentire di un popolo, la sua dinamica culturale e le grandi tendenze di una società» (n. 159). Sentire la gente vuol dire anche prendersi cura di tutte le fragilità e di ogni effetto sociale della cultura della scarto. Così il primo interesse per un politico è la realizzazione concreta di una risposta all’emarginazione, alle varie forme di povertà e di sfruttamento. Attraverso l’impegno per i più piccoli e poveri, il politico – secondo il papa – può vivere la tenerezza come forma d’amore vicino e tangibile in grado di donare senso a tante fatiche e mediazioni che l’opera politica comporta. Inoltre il buon politico, per esser tale, dovrebbe interfacciarsi e cooperare con cittadini sempre più consapevoli del loro spazio di corresponsabilità nei processi di gestione dei beni comuni poiché tutti «dobbiamo essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite» (n. 77).

Nell’enciclica c’è poi spazio per una riflessione sui compiti delle istituzioni a qualsiasi livello chiamate per Francesco ad assicurare a tutti i cittadini – specie a coloro provenienti dalla miseria o con disabilità – i diritti all’istruzione, alla sanità, al lavoro. Quest’ultimo è uno dei temi più rilevanti della politica perché il lavoro oltre a garantire l’autonomia economica è anche un mezzo «per la crescita personale, per stabilire relazioni sane, per esprimere se stessi, per sentirsi corresponsabili nel miglioramento del mondo e, in definitiva, per vivere come popolo» (n. 162). Assieme al lavoro, Bergoglio pone fra i principali interessi delle istituzioni quello dell’impegno educativo finalizzato – in un’ultima istanza – a fornire alla società quegli strumenti volti a «reagire di fronte alle ingiustizie, alle aberrazioni, agli abusi dei poteri economici, tecnologici, politici e mediatici» (n. 167). La promozione del lavoro e dell’educazione rappresenta l’asse portante per la formulazione di un “patto culturale” che le istituzioni – insieme ai cittadini singoli e organizzati – devono stipulare al fine di tutelare con il metodo del dialogo sia le diversità culturali, sociali e religiose sia la memoria delle grandi vicende della storia dei popoli.

Nell’epoca dei populismi contraddistinta da leader capaci soltanto di strumentalizzare le masse e da cittadini quasi del tutto disinteressati all’impegno politico, Bergoglio invita l’umanità a rinnovare una delle più importanti dimensioni della nostra socialità attraverso la fraternità. Francesco non sembra proporre un approccio rivoluzionario bensì un metodo che a partire dalle fondamenta dello stare insieme – appunto la logica fraterna – traccia le prerogative essenziali di tutti i protagonisti della politica. Dalla fraternità, le istituzioni insieme ai cittadini e ai loro rappresentanti possono dare avvio ad una stagione di rinnovamento diretto a migliorare la politica ormai succube degli interessi economici e incapace di delineare una visione ampia di società e di futuro.

Rocco Gumina

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