È “l’ora della responsabilità?”. Breve analisi, a caldo, del voto

È “l’ora della responsabilità?”. Breve analisi, a caldo, del voto

26 Settembre 2022 0 Di Rocco Gumina

Un’analisi a caldo del voto corre sempre il rischio di sbagliare il calibro volto a interpretare la realtà che muta di ora in ora. Nondimeno, ritengo che dai risultati della tornata elettorale delle politiche vengano fuori alcuni dati che, se non sono certi e immutabili, non sono neanche “campati in aria”.

Il centrodestra regala all’Italia la prima donna presidente del Consiglio della sua storia oltre che leader indiscussa del medesimo schieramento politico come mostrano i voti ottenuti da Fratelli d’Italia in ogni angolo della penisola. Il carisma, la coerenza, l’intelligenza politica e la strategia della Meloni hanno premiato il suo partito anche in zone del Paese radicate da annosa militanza leghista, forzista e pentastellata. Il dato la dice lunga sulla quasi sterilità di tante parole e progetti del centrosinistra in merito alla promozione delle donne nei ruoli apicali della politica e della società. Non è una questione di genere si dirà, giustamente, ma agli atti della storia resterà che la destra ha fatto crescere e ha promosso una donna sino a farla divenire premier. Insomma, la destra riesce a concretizzare qualcosa di cui la sinistra discute da decenni. Sempre nel centrodestra, la resistenza del berlusconismo e il flop della Lega certificano due questioni sempre valide in politica: una classe dirigente radicata nei territori resiste elettoralmente ad ogni intemperia (è il caso di Forza Italia); in politica, come nella vita, bisogna evitare di fare il passo più lungo della gamba pena la perdita dell’intera, o quasi, posta in gioco (è il caso della Lega e soprattutto di Salvini in quanto leader).

Il risultato nazionale del Movimento 5 Stelle non stupisce alla luce di quanto già i sondaggi avevano preannunciato. Quello che può far discutere sono le percentuali di preferenza, altissime, ottenute dai grillini in alcune e particolari aree del Paese: quelle maggiormente depresse. La campagna elettorale di Conte ha difeso a spada tratta il reddito di cittadinanza e il superbonus edilizio. Possiamo dedurne che il Mezzogiorno ha scelto di premiare la logica del sussidio alla quale, purtroppo, non c’era alternativa. Difatti, lo sviluppo complessivo – industriale e civile – del Sud è sparito dai programmi dei soggetti politici impegnati nella campagna elettorale. Così, l’opzione “sussidio” sostenuta da Conte ha avuto la meglio sul nulla. Il meridione è una delle questioni nazionali per eccellenza. Girarsi dall’altra parte è stata la proposta della quasi totalità dei partiti. Inutile specificare che l’affermazione del sistema “sussidio” non può che aggravare una situazione economica e sociale già ampiamente compromessa.

L’insuccesso del Partito Democratico coincide con la sconfitta di Enrico Letta. La composizione della coalizione di centrosinistra e la campagna elettorale hanno segnato diversi, e ripetuti, passi falsi del leader del PD. L’impossibilità nel trovare una quadra con i pentastellati e con il duo Calenda-Renzi pesa più per i democratici che per chi ha corso in solitaria. E, soprattutto, la linea tenuta da Letta – di perenne accusa di filofascismo e putinismo rivolta alla Meloni – oltre a danneggiare l’intero clima politico ha contribuito in modo determinante alla sconfitta dei democratici. Ci sarà tempo per la “resa dei conti” all’interno del PD ma bisogna auspicare la nascita, o riforma, di un partito di sinistra capace di parlare della propria idea d’Italia e d’Europa anziché insistere demagogicamente su quella degli avversari. Il “suicidio” politico di Di Maio, la rilevanza minoritaria, elitaria e periferica di PiùEuropa sanciscono, poi, una sconfitta nella sconfitta per un capo-coalizione, Letta, ritrovatosi a traghettare il centrosinistra in uno dei momenti più difficili degli ultimi decenni.

Infine, il terzo polo di Calenda e Renzi raggiunge i risultati tipici delle fusioni a freddo. In fretta, e furia, l’unione fra Azione e Italia Viva ha portato a qualche seggio in parlamento ma, al momento, non alla rilevanza politica auspicata dai due ex democratici, uno già ministro e l’altro in precedenza presidente del Consiglio. L’interessante proposta guidata da Calenda dovrà adesso attraversare il guado della stabilità e della perseveranza per ripresentarsi fra qualche tempo come forza con migliori possibilità di riuscita.

Sui social e nei dibattiti fra amici e conoscenti pare emergere un clima più vicino a quello delle tifoserie anziché uno stato d’animo attento al presente e al futuro della nostra comunità. Le convinzioni personali hanno in politica un peso importante. Tuttavia, al di là delle nostre preferenze elettorali e politiche appena espresse con il voto – di cui quasi la metà degli italiani non si è avvalso – adesso si apre una nuova stagione nella quale tutti dobbiamo restare vigili affinché chi governa, perché scelto democraticamente dal popolo italiano, sia responsabile.

Nonostante le fobie dichiarate da molti che si esprimono in queste ore, non vedo e non auspico per l’Italia scenari bui ma spero che Giorgia Meloni tenga presente quello che ha sostenuto stanotte dopo la pubblicazione dei primi risultati: “questa è l’ora della responsabilità”.

Rocco Gumina

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