Evviva la teologia!

Evviva la teologia!

13 Marzo 2021 0 Di Rocco Gumina

Nella nostra società ipertecnologica e proiettata alla definizione e alla risoluzione di tutto, o quasi, pare scomparire ogni giorno di più lo spazio per quella ricerca intellettuale destinata ad aprire all’uomo gli orizzonti di senso e di significato esistenziale. Se questo dato è vero lo è ancor di più quando parliamo di teologia. Specie nel mondo occidentale, il cristianesimo non è più un fattore di unificazione culturale delle comunità pertanto anche i modelli teologici del passato devono, o dovrebbero, lasciare il campo ad una teologia nuova in grado di cogliere le sensibilità degli uomini e delle donne del nostro tempo. Quando parliamo di teologia in gioco non c’è soltanto la produzione accademica in quanto tale ma, soprattutto, la trasmissione della fede alle nuove generazioni le quali abbisognano di un messaggio capace di intendere le peculiarità del momento presente al fine di connetterle all’annuncio evangelico.

Dell’attualità e dell’importanza della teologia nella nostra epoca ne parla Armando Matteo – docente di teologia fondamentale alla Pontificia Università Urbaniana di Roma – nel suo ultimo volume intitolato Evviva la teologia. La scienza divina (San Paolo, 2020). Per Matteo, nell’immaginario comune, la teologia è quella scienza che serve agli uomini di Chiesa – presbiteri, laici o religiosi che siano – al fine di ricoprire qualche incarico di formazione o di insegnamento in un modo o in un altro connesso al mondo ecclesiale. In realtà, questa comune convinzione si scontra con l’identità della stessa teologia che coincide invece con un «discorso su Dio cioè sul mistero più grande di ogni mistero, e dunque discorso sulla possibilità che Dio abbia qualcosa da “dire” a proposito del proprio mistero» (p. 7). Così a fondamento di ogni ricerca teologica si trova l’esperienza del mistero che ogni uomo sin dall’inizio dell’umanità ha sperimentato. Da ciò ne deriva il termine Dio con il quale ogni cultura, e quindi qualsiasi esperienza religiosa, ha indicato svariati concetti associati all’origine, allo sviluppo e alla fine dell’intero cosmo.

In tale scenario, la teologia cattolica – nel seno della riflessione cristiana – si radica sulla perenne novità di Cristo Gesù da decifrare, presentare e annunciare in ogni periodo e contesto della storia umana. Si tratta, anzitutto, di entrare «in relazione con quel “giovane ebreo” che, oltre duemila anni or sono, ha avanzato la pretesa di portare, o meglio di essere, una parola decisiva a proposito del mistero di ogni mistero: a proposito di Dio» (p. 33). Allora la riflessione teologica è un possibile discorso su Dio non tanto a partire dall’uomo quanto dalla medesima rivelazione divina. Infatti, il luogo da cui sorge ogni teologia cattolica è il corpo vivente del Signore Gesù con il quale avviare una relazione che costa fatica, scontro, perplessità, dono, apertura. Inoltre, il cuore del messaggio cristiano dice qualcosa di insolito, a tratti sconvolgente e rivoluzionario: non esistono al mondo spazi, momenti e occasioni potenzialmente private dall’annuncio salvifico; i poveri, gli emarginati, gli sconfitti della storia sono posti al centro di ogni attenzione e cura. Tutto questo trova manifestazione integrale nell’evento della croce con il quale Gesù offre la sua vita per il riscatto dell’umanità ferita dalle piaghe del peccato.

In primo luogo l’evento Cristo fa riflettere i discepoli che lo hanno conosciuto. Dall’interpretazione comunitaria dei fatti e delle parole connesse a Gesù sorgono i Vangeli scritti, secondo l’autore dal volume, da quelli che possiamo considerare come i primi teologi cattolici: gli autori dei quattro racconti evangelici. Il messaggio primario di queste narrazioni è quello di «far ascoltare Gesù anche quando egli non è più presente storicamente, e far ascoltare Gesù affinché il cuore del lettore possa “ardere” e decidersi per lui» (p. 61). I Vangeli aprono il cammino alla teologia che da questo momento iniziale svilupperà nei secoli un percorso intellettuale e culturale sempre congiunto alla comunità credente. Dalla ricerca teologica, la Chiesa trae stimolo di crescita sia per la propria fede sia per la rilevanza pubblica dell’annuncio cristiano nel mondo.  

Il cammino della teologia comporta la fatica di apprendere le caratteristiche sociali e culturali che ogni generazione, e qualsiasi cambiamento d’epoca, porta con sé. Così, a parere di Matteo, il compito della teologia non coincide con la «disquisizione cattedratica sulla vita, ma incarnazione della fede nella vita» (p. 14). Da questa affermazione scaturisce una delle finalità principali della ricerca teologica: trovare nella pluralità di culture esistenti, le parole, i gesti e i modi migliori per annunciare la verità e la bellezza dell’evento unito alla persona di Cristo. Dunque la teologia «serve a costruire ponti tra Gesù e la storia sempre in evoluzione degli uomini e delle donne: a costruire ponti tra Gesù e il cuore degli uomini e delle donne che si avvicendano lungo i secoli» (p. 76). Per far questo, il teologo è invitato a interagire con tutto ciò che riguarda l’umano al fine di ritrovare quelle vie di collegamento fra il Vangelo della vita e la storia. Difatti, secondo l’autore, il teologo «leggerà e studierà e approfondirà ogni romanzo e ogni saggio filosofico-sociologico-psicologico e ogni film e ogni programma televisivo e ogni canzone e ogni opera d’arte […] e altro ancora che sembra promettergli un aiuto per gettare uno sguardo sul cuore dei suoi contemporanei» (p. 174).

In modo agile e con un linguaggio accessibile a tutti, il libro di Armando Matteo mostra in modo efficace il valore, l’attualità e la rilevanza della teologia nella nostra società. La fatica del teologo dell’Urbaniana sembra anzitutto indirizzata al mondo cattolico italiano che pare debba riscoprire la straordinaria importanza dell’investimento per la ricerca teologica che, in un’ultima analisi, è destinato alla crescita integrale delle comunità ecclesiali operanti nei territori.

Rocco Gumina

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