
Migranti in mare: alla disperata ricerca di una politica capace di consultare la morale
Correva l’anno 2008 e diverse banche europee attraversavano un momento di difficoltà a causa della crisi mondiale.
In quell’anno, gli Stati europei investirono 1,6 bilioni di euro – il 13% del PIL prodotto nell’Unione – per evitare il tracollo di molti istituti di credito continentali. Il salvataggio fu rapido, decisivo e spettacolare.
Questo episodio della recente storia mostra come l’Europa sia pronta a fare sacrifici per salvare le proprie banche ma non per accogliere e integrare vite umane provenienti da nazioni e luoghi a lungo violentanti dagli stessi europei.
Ciò denota quanto sia determinante il potere del denaro il quale entra in circolo anche quando si afferma che i flussi migratori garantiscono forza lavoro e ringiovanimento demografico ad un’area del pianeta in piena denatalità. In questo caso il tornaconto capitalistico degli europei commercializza la vita del migrante facendolo divenire una sorta di cliente-agente dello sviluppo economico dei nostri Paesi. È chiaro che simile ragionamento priva l’uomo della sua dignità la quale viene sostituita dal valore di mercato che può offrire lo straniero.
I migranti bloccati a Catania con decreto dell’attuale governo riaprono una questione mai del tutto risolta nel nostro continente.
Come sostiene il filosofo tedesco di origine coreana, Byung-Chul Han, in questi casi in gioco non è il valore della filantropia bensì il diritto all’ospitalità che un migrante possiede all’arrivo in una terra nella quale non è nato. Soltanto una politica in grado di consultare costantemente la morale sarà in grado di garantire – non solo in Italia – il diritto all’ospitalità a uomini, donne e bambini che non hanno altra possibilità che la fuga dal proprio Paese congiunta al rischio di attraversare il mare per ottenere quello che a noi pare fin troppo scontato: dignità, umanità, futuro.
È vero, non abbiamo bisogno di visioni utopistiche o buoniste. Abbiamo, invece, urgenza di guardare in faccia la realtà. E la realtà ci dice sia che è letteralmente impossibile anche solo limitare i flussi in partenza – poiché le potenze occidentali continuano a sfruttare quelle terre anziché provvedere a piani di crescita – sia che chi era un bravo cittadino nel luogo d’origine lo sarà anche in quello che l’accoglie e chi era un criminale in patria va integrato affinché diventi buon cittadino o respinto al fine di non arrecare danno alla comunità ospitante.
Il nuovo governo si è impantanato in una matassa che ci affligge da parecchio tempo.
Tuttavia, le modalità che ha scelto di usare per divincolarsi dalla matassa non sembrano affatto lungimiranti.
Abbiamo già assistito a mesi di tira e molla sulle vite dei migranti.
È venuto il momento di smetterla di giocare con la vita delle persone.
Rocco Gumina
Caro amico Rocco, c’è in noi tutti che abbiamo avuto un’educazione cattolica, la tentazione di scaricare la nostra coscienza ricorrendo alla virtù teologale per eccellenza, parlo della carità nella quale ricomprendo anche l’accoglienza e, mondata la coscienza, affidare agli altri la soluzione reale dei problemi che dalla stessa accoglienza derivano.