
Non è vero. Non siamo un “branco di falliti”
No, non è vero.
Non siamo un “branco di falliti”.
Ciò non è vero anche se ripetuto migliaia di volte tramite like, visualizzazioni e condivisioni.
Non è vero neanche se ciò ci viene propinato come una sorta di “sfogo” collettivo tramite il quale alcuni pensano di far passare messaggi che non risiedono nel reale.
Che non siamo un “branco di falliti” viene indicato da quei valori a cui ogni giorno, insieme come comunità, dobbiamo tendere e cercare di aderire.
Anzitutto la libertà.
Le donne e gli uomini sono liberi, al di là dell’istruzione che hanno ricevuto, dei genitori che li hanno cresciuti, degli amici che hanno frequentato. Nella società della dittatura del turbocapitalismo, dove in ogni dove vengono fuori gli esiti nefasti della libertà dell’uomo, abbiamo dimenticato che la libertà può volgere tanto verso il bene quanto verso il male. È mistero assurdo, tremendo e a tratti insondabile che non riguarda solo i giovani ma tutti noi in quanto comunità. Quando la libertà sceglie il male non possiamo comprendere a fondo. Bisogna, se si può, cercare di rimediare, curare, rattoppare. Educhiamo ad intendere la libertà e gli esiti della stessa.
Quindi la responsabilità.
Nella società dell’apparente iper-cura e dalle luccicanti e false super-attenzioni verso i bambini e i giovani forse abbiamo dimenticato di affrontare il tema delle responsabilità. Penso che occorra una sorta di educazione alla responsabilità. Siamo responsabili, e lo sono anche i ventenni, delle nostre azioni le quali hanno ricaduta sul piano tanto personale quanto collettivo.
Allora, siamo una comunità.
Non possiamo e non dobbiamo alzare steccati nella nostra società. Per alcuni, infatti, da un lato ci sono i giovani, dall’altro gli adulti, poi gli anziani, di qua gli educatori, di là i genitori… Non è possibile ciò. Siamo una comunità e camminiamo insieme e la crisi riguarda tutti: giovani, adulti, educatori, genitori, classe dirigente.
Cercare giustizia
Alle affermazioni connesse al siamo un “branco di falliti” si sono legati a filo doppio pensieri che più che ricercare giustizia – dinanzi ad un mostruoso atto umano come una violenza multipla da parte di maschi verso una donna – desideravano vendetta. No cari amici. Se cerchiamo giustizia agendo da bestie, pari agli autori delle violenze, diverremo ben presto bestie anche noi. E fra loro – i violenti – e noi non ci sarà più alcuna differenza. Ciò non è possibile, non è immaginabile e non dovrebbe essere pronunciato e scritto pubblicamente da genitori, uomini e donne delle istituzioni, padri e madri di famiglia, gente di fede… tutto ciò dimentica quello che è giustizia.
Curare
Allora che fare? Quello che nella grande storia l’umanità ha imparato a fare dopo grandi o piccole tragedie. Ricominciamo. Urge, come sempre, ricominciare daccapo. Curare la nostra comunità. Curarci insieme, senza invettive, privi di isterismi, incapaci di pensare e di agire allo stesso modo dei violenti per far giustizia. Curare la nostra comunità. Ora è il tempo di ricominciare a farlo. Come sempre.
Dobbiamo scoprire che siamo comunità