Oltre le ZES. Urge un progetto politico per le aree interne

Oltre le ZES. Urge un progetto politico per le aree interne

23 Giugno 2020 0 Di Rocco Gumina

La notizia della recente approvazione delle Zone Economiche Speciali per la Sicilia occidentale e orientale deve rallegrarci. Finalmente molte aree sottosviluppate e sottoutilizzate della regione siciliana, fra queste il territorio nisseno, saranno dotate di uno strumento atteso da diversi anni durante i quali nulla, o quasi, è stato fatto per sostenere le imprese locali, le comunità e per avviare un piano di sviluppo delle infrastrutture materiali e digitali. Aree interne che nel frattempo hanno perso tempo e possibilità preziose per avviare processi di sviluppo.

Sulla carta, le ZES consentiranno di rilanciare la competitività delle aziende locali tramite incentivi fiscali e semplificazioni normative. Un risultato tanto atteso conseguito attraverso l’impegno fattivo e la pressione politica effettiva di ministri e viceministri isolani. Un successo aspettato da molto tempo e che, almeno in passato, poteva raggiungersi grazie all’adeguato e rappresentativo lavoro di parlamentari locali senza scomodare così i ministeri e i loro rappresentanti teoricamente impegnati in progettualità più vaste. Ma, a quanto pare, nella lunga stagione post prima repubblica, ministri e viceministri devono accontentarsi di risultati una volta alla portata dei parlamentari. Bene comunque per il nostro territorio.

L’ottimo risultato raggiunto, sebbene con una decina di anni di ritardo, rappresenta un’occasione per porre le basi della crescita di aree ormai perdenti sulla scala globale tanto da un punto di vista economico quanto da una prospettiva sociale e culturale. Oltre alla perdurante crisi, il disinteresse verso le zone interne come quelle situate a nord della provincia di Caltanissetta ha generato sentimenti intolleranti e regressivi espressi o tramite il totale allontanamento da ogni pratica politica e civica o attraverso il sostegno ai sovranisti e ai populisti. Adesso si tratta di avviare un percorso politico, sociale ed economico che permetta a questi territori marginali di divenire centro di interessi e, quindi, di sviluppo.

Tale processo va governato da una politica in grado di non perdersi in stereotipi e in rivendicazioni ma che sia capace di mettere insieme cittadini, imprese, amministratori locali, terzo settore e associazioni. Il paradigma, infatti, non è più il classico modello Nord avanzato e Sud arretrato in grado di sviluppare l’appetito predatorio di qualche politico populista, bensì quello che vede contrapposte le aree centrali del sistema Paese a zone totalmente marginali come quella nissena. Crescere, abitare e investire nelle aree emarginate vuol dire imbattersi in contesti dove si ha minore possibilità di esercitare i diritti di cittadinanza per via di servizi carenti o assenti del tutto. Se le ZES sono l’avvio di un percorso per ridurre questo dislivello presente nella nostra comunità nazionale lo vedremo nei prossimi anni ma già sappiamo che questo strumento, da solo, non basta per la crescita del nostro territorio.

La crisi delle aree che hanno visto riconoscersi le Zone Economiche Speciali non è soltanto economica ma, anzitutto, sociale, culturale e ambientale. Pertanto, occorre un progetto politico integrale e poderoso per diminuire il dislivello che le zone marginali hanno accumulato nel corso dei decenni scorsi. Un piano vero, una cabina di regia seria e competente, una rappresentatività dei territori potrebbero risultare le chiavi di volta – insieme alla necessaria interlocuzione economica e culturale con l’Unione Europea – per far rialzare città e territori come quelli nisseni. Ad oggi, nonostante le ZES, di tutto questo non c’è traccia. Speriamo di non dover attendere altri dieci anni per dotarci di strumenti necessari finalizzati ad immetterci realmente nel mondo globale e, dunque, a rendere operative le appena istituite Zone Economiche Speciali.

 

Rocco Gumina

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