
Papa Francesco: magistero sociale attuale ma inattuato?
Sembra che come “cattolicesimo italiano” abbiamo qualche difficoltà nel recepire e interpretare il magistero sociale di Papa Francesco.
Una prova di questo dato si evince dalla campagna elettorale per le imminenti elezioni amministrative. Infatti nei territori c’è un fioccare di liste formate esclusivamente da cattolici o da uomini e donne provenienti solo dall’alveo culturale e spirituale del cattolicesimo.
Proposte politiche che avanzano legittimamente, a partire dall’ispirazione cristiana, idee e progetti per le comunità.
Tuttavia, questo “metodo” del riunire i cattolici in contenitori per soli credenti cattolici, alla luce del magistero sociale di Francesco, pare un po’ datato, fuori contesto e probabilmente privo di futuro.
Proprio sul versante della cura della casa comune occorre trovare le più ampie convergenze con chi proviene da altre e diverse estrazioni culturali e spirituali. E Bergoglio insegna e pratica questo in modo inequivocabile.
Ad esempio, Francesco avanza un ecumenismo e un dialogo interreligioso a partire “dal far le cose insieme”. Il lavoro con gli ortodossi sulle “giornate per il creato” o il “documento sulla fratellanza umana” con i musulmani sono solo l’esempio, per la politica, di ricercare il bene comune tramite contenitori plurali che mettano insieme quanti siano disposti realmente alla ricerca della libertà e della giustizia sociale.
Inoltre, nell’enciclica Laudato si’, il papa afferma che dinanzi alla complessità delle sfide sociali, politiche, economiche e ambientali del nostro tempo, necessita la convergenza di diverse visioni del mondo, di varie culture, religioni e comunità.
Sino a quando il cattolicesimo italiano, o meglio una parte di questo, resterà succube dell’idea del ritorno alla Democrazia Cristiana?
Per andare avanti e guardare al futuro dobbiamo fare definitivamente i conti con la nostra storia alla luce di una tara teologica e spirituale la quale ci potrà permettere – forse – di liberarci dei sogni di potere di un ritorno glorioso del passato per testimoniare, anche in politica, un cristianesimo capace di simpatia e reale collaborazione con tutti gli uomini.
Rocco Gumina
Il ritorno alla Democrazia Cristiana è assai improbabile ma di un soggetto di Chiara matrice cristiana aperto a tutti se ne sente il bisogno difronte al marasma del populismo e leaderismo che sembra dominare il mondo occidentale!
Io, invece, penso che non è più opportuno generare soggetti politici ad unica trazione culturale, religiosa. Il mondo odierno è talmente complesso che un’unica visione del mondo non può reggere l’urto del cambiamento in atto. In Laudato sì, Francesco lo dice in modo chiaro. Per il resto, trattasi di operazione legittima ma, a mio parere, fuori dalla storia.
Caro Gumina, condivido la convinzione che gli strumenti della storia si evolvono con essa (a partire dal rapporto della stessa Chiesa con i “tempi” e come testimonia Papa Francesco). Manca tuttavia nella politica italiana una componente ispirata alla dottrina sociale della Chiesa, che possa confrontarsi con le altre e trovare con esse le più idonee politiche per il bene comune, escludendo cristianamente -cioè senza cercare scontri frontali- commistioni solo con quelle palesemente incompatibili. È ancora attuale quanto praticato da De Gasperi, che dialogò costruttivamente anche con i comunisti – finché questi non si autoesclusero- isolando solo gli eredi del fascismo ed esigendo (anche nei confronti degli ambienti cattolici più intransigenti) la collaborazione leale con le componenti democratiche più laiche. Così si fece una grande carta costituzionale e si posero le basi dell’Italia moderna. Oggi -allo stesso modo- va fatta lievitare, anche dall’ interno dei partiti compatibili, una visione più umana e cristiana della politica e della società. A mio avviso, solo il modello Papeete/Billionaire resta fuori da questo orizzonte. Anche in Europa e in politica estera va svolto con discrezione un compito “cristianizzante” nei confronti del relativismo individualista prevalente a Bruxelles e del realismo cinico che regola i rapporti internazionali. Moro e Andreotti li gestirono così e i Padri dell’Europa – Shumann, Adenauer e De Gasperi – erano notoriamente cristiani. Infatti prima dell’involuzione mercantil-economicista l’Europa nacque per diffondere Pace e Solidarietà, seppellendo per sempre gli odi nazionalistici assassini (che qualcuno vorrebbe ancora riesumare). Tocca a noi riprendere questa via. Buon lavoro. Francesco Attaguile
Io, invece, penso che non è più opportuno generare soggetti politici ad unica trazione culturale, religiosa. Il mondo odierno è talmente complesso che un’unica visione del mondo non può reggere l’urto del cambiamento in atto. In Laudato sì, Francesco lo dice in modo chiaro. Per il resto, trattasi di operazione legittima ma, a mio parere, fuori dalla storia.