“Tu sei mio rifugio e mia fortezza”

“Tu sei mio rifugio e mia fortezza”

15 Settembre 2023 0 Di Rocco Gumina

Nella Bibbia, al salmo 70, l’orante che si rivolge a Dio prega con queste parole: «Sii per me rupe di difesa, baluardo inaccessibile, poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza». Al salmo 27, invece, emerge nel fedele la convinzione che per via della difesa di Dio, ogni paura connessa alle azioni dei malvagi svanisce.

In realtà, l’intera rivelazione biblica ci presenta un Dio difensore dei deboli, degli orfani, delle vedove, dei forestieri. La difesa che Dio attua verso l’uomo si spinge, nell’annuncio del Nuovo Testamento, sino al dono del Figlio per il riscatto dell’umanità. Infatti nell’evangelista Giovanni leggiamo che Dio ha tanto amato il mondo da offrire: «il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3, 16-17).

Per via del dato biblico, nella tradizione e nell’interpretazione cristiana, nessun credente si è mai interrogato sulla necessità di “difendere Dio”. Difatti è il Signore a premurarsi a favore degli uomini senza mai divenire una divinità in grado di appartenere in modo esclusivo ad un popolo bensì destinata a tutti gli uomini di ogni epoca. Questa peculiarità del Dio di Gesù Cristo non consente a gruppi di fedeli, sparuti o numerosi , di impossessarsene tanto da identificare la propria cultura e identità con la fede e la divinità.

Da questa prospettiva, le dichiarazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni pronunciate al “Budapest Demographic Summit” risultano problematiche e meritano attenta riflessione. Per il primo ministro italiano, dinanzi a non ben identificate minacce internazionali occorre reagire operando per la difesa della famiglia, dell’identità, della religione e finanche di Dio. La combinazione meloniana – che tanto ricorda le espressioni del presidente ungherese Orban celebre per il suo disegno volto alla costituzione della democrazia illiberale ma cristiana – mescola questioni assai importanti che alcuni padri fondatori dell’Europa come Alcide De Gasperi sapevano maneggiare con maggiore accuratezza e diverso acume intellettuale. Infatti, anche per lo statista trentino l’Europa doveva tenere bene in conto il cristianesimo poiché questo – nella sua rilevanza sociale, politica ed economica – è volto alla fraternità universale e alla difesa dei deboli. Ma in De Gasperi, come in tutti gli altri esponenti democratico-cristiani più rilevanti, non appare mai il tema della “difesa di Dio” poiché per loro la fede era un principio vitale destinato alla riforma sociale e non un’idea finalizzata a cementificare un’identità del tutto superata dal corso della storia.

La democrazia illiberale e cristiana di Orban usa l’idea del divino come clava identitaria da un lato per schivare i colpi della crisi in atto dall’altro per giustificare un progetto volto ad annullare le prerogative fondanti della visione che l’unione continentale ha avuto sin dal suo nascere. Allora destano preoccupazione le parole di Giorgia Meloni poiché non solo svuotano di senso la reale identità del processo di unificazione europea ma anche perché dimenticano la tradizione della rilevanza pubblico-politica del cattolicesimo del nostro Paese. In tal modo, più che ispirare Orban verso modelli tipici della tradizione culturale e politica dell’Italia e dell’Europa, la Meloni sembra confluire su modelli che piegano la rilevanza pubblica della fede alle esigenze della politica.

Alla luce di ciò pare che molti degli attuali leader politici, fra questi Giorgia Meloni, avrebbero tanto da imparare dalla laicità della prima repubblica espressa anche da diversi esponenti della Democrazia Cristiana. Quest’ultimi, ispirati dal Vangelo e nel rispetto delle pluralità, provarono a difendere e a promuovere gli uomini a partire da una determinata rivelazione del divino. Tale impostazione permise ai cattolici di dare un contributo alla vita democratica del Paese. All’inverso, l’idea dell’operare per “difendere Dio” proposta dalla Meloni imbriglia il “fattore religioso” in secche ideologiche e identitarie incuranti dello statuto delle nostre istituzioni e perciò tese – come nel caso di Orban – a configurarsi come illiberali e strumentalmente cristiane.

Rocco Gumina

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