“Dinanzi a nuova impennata dei contagi con gravi conseguenze sulla salute collettiva, la vaccinazione dovrebbe essere resa obbligatoria”. Intervista a Marco Maira.

“Dinanzi a nuova impennata dei contagi con gravi conseguenze sulla salute collettiva, la vaccinazione dovrebbe essere resa obbligatoria”. Intervista a Marco Maira.

26 Agosto 2021 0 Di Rocco Gumina
Marco Maira

Con la fine dell’estate, la riapertura delle scuole e la ripresa di tutte le attività aumentano le occasioni di diffusione del Covid-19. Tuttavia, a differenza dello scorso anno, oltre al rispetto delle norme igieniche e di distanziamento, abbiamo a disposizione i vaccini in grado di tutelarci dagli effetti nefasti della pandemia. Discutiamo di questo tema con Marco Maira, medico di medicina generale.

– Dottore Maira, attualmente i vaccini contro il Covid-19 non tutelano i vaccinati dall’infezione ma, nonostante ciò, sono molto utili. Ci spiega perché?

Dire che non tutelano dall’infezione non è del tutto esatto. Diciamo che non tutelano al 100% per cui rimane una piccola percentuale di persone che pur vaccinate non sviluppano un’immunità tale da essere del tutto protette e quindi si infettano in occasione di contatto con soggetti positivi. Ad esempio il vaccino della Pfizer è risultato efficace nel 95% dei casi. Questo non significa che su cento vaccinati 95 sono protetti e 5 no, ma significa che durante la sperimentazione del vaccino sui volontari, l’incidenza di casi di Covid-19 nel gruppo dei soggetti vaccinati è stata del 95% inferiore rispetto a quella nel gruppo di chi aveva ricevuto il placebo. È chiaro che la risposta anticorpale al medesimo vaccino è variabile da soggetto a soggetto. A parte i casi di persone immunodepresse a causa di varie malattie (pensiamo ad esempio alle leucemie) vi sono anche casi di persone senza evidenti patologie che dopo il vaccino hanno sviluppato pochi o addirittura nessun anticorpo. Per fortuna si tratta di uno sparuto numero di persone, le quali però possono ugualmente avere un certo grado di protezione, perché il sistema immunitario oltre che degli anticorpi si avvale anche della c.d immunità cellulo-mediata, cioè di cellule (linfociti) che possono aggredire direttamente il virus. Ecco perché in ogni caso la vaccinazione è utile.

– Quali differenze possiamo riscontrare nei casi di infezione che colpiscono i vaccinati e coloro che non hanno ricevuto il vaccino?

L’utilità del vaccino è legata anche al fatto che nel caso in cui un vaccinato si infetti, nella stragrande maggioranza dei casi non svilupperà la malattia o lo farà in maniera paucisintomatica, cioè con sintomi lievi paragonabili a quelli di un comune raffreddore. Questo perché nei vaccinati, anche se non del tutto protetti, il virus permane per pochi giorni (2-3) a livello delle vie aeree superiori (cavità nasali, faringe) e non raggiunge gli alveoli polmonari, per cui non determina la polmonite interstiziale bilaterale che è la temibile complicanza della malattia che può determinare il decesso del paziente. Nei non vaccinati invece la permanenza del virus a livello rino-faringeo è molto più lunga (mediamente 10-15 giorni o addirittura settimane) per cui è facile capire come la loro capacità infettante sia maggiore, non fosse altro che in termini temporali.

– Dalla sua attuale esperienza professionale cosa emerge in merito all’efficacia dei vaccini?

A tal proposito devo dire che dopo un periodo di qualche mese tra metà marzo e giugno durante il quale non ho registrato alcun caso positivo tra i miei pazienti, con l’inizio dell’estate i casi positivi hanno ripreso ad aumentare anche se non in maniera preoccupante. Nel momento in cui è in corso questa intervista ho meno di dieci pazienti risultati positivi che stanno seguendo l’isolamento domiciliare e di questi la quasi totalità non è vaccinata e manifesta sintomi quali febbre, tosse, cefalea.  I pochi pazienti vaccinati che si sono infettati in questo periodo invece sono asintomatici o paucisintomatici, cioè con sintomi molto più lievi. Questo dimostra l’efficacia dei vaccini non solo nel prevenire il contagio, ma anche nel contenere la malattia qualora ci si contagi comunque.

– Tanto nel mondo della sanità quanto in quello della scuola si continua a discutere dell’obbligo vaccinale. A suo parere è ipotizzabile l’obbligo vaccinale per l’intera popolazione oppure è necessario preservare la libertà di scelta?

L’articolo 32 della nostra Costituzione recita testualmente: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Ho evidenziato il fatto che per la Costituzione ognuno ha il diritto di rifiutare le cure che gli vengono proposte a meno che non esista una disposizione di legge finalizzata alla tutela della salute collettiva in caso di emergenze sanitarie. Ciò spiega perché allo stato attuale, in mancanza di una specifica legge, il vaccino non è stato reso obbligatorio. Il mio parere è che se in futuro si dovesse assistere ad una nuova impennata dei contagi con gravi conseguenze sulla salute collettiva, fatti salvi i casi di assoluta controindicazione alla vaccinazione, questa dovrebbe essere resa obbligatoria. Non dimentichiamo che all’inizio della pandemia la limitazione di accesso alle strutture sanitarie, l’affollamento degli ospedali e delle sale di rianimazione dovuti ai numerosi casi di Covid-19 ha fatto sì che si assistesse ad un aumento della mortalità per altre malattie (soprattutto malattie cardio-vascolari e oncologiche) che non hanno ricevuto le dovute attenzioni. Anche questo è un grave problema di salute collettiva, che se si dovesse ripetere, a mio avviso, renderebbe necessaria l’obbligatorietà del vaccino con l’emanazione di una specifica legge. Ho fiducia comunque che proprio grazie alla diffusa campagna vaccinale ciò non accadrà.

– Con la ripresa della attività scolastiche sia i giovani sia i bambini si ritroveranno affollati nella classi. Perché è importante vaccinare anche questo segmento della popolazione?

L’assembramento, il non rispetto del distanziamento e di tutte le misure di contenimento del contagio che conosciamo ormai fin troppo bene, rappresentano il motivo principale della diffusione del virus. Ora è chiaro che nelle scuole non è sempre possibile far rispettare queste regole per cui è importante limitare la circolazione del virus tra i ragazzi vaccinando anche questo segmento di popolazione. Esiste tuttavia un limite di età alla somministrazione dei vaccini anti Covid-19 che le maggiori agenzie di controllo dei farmaci, come l’FDA americana e l’EMA europea hanno fissato a 12 anni. In ogni caso oltre a raccomandare la vaccinazione in questa fascia di studenti è altrettanto importante assicurare loro tutte le misure di protezione dal possibile contagio dentro e fuori la scuola, implementando anche i trasporti urbani ed extraurbani che permettano agli studenti pendolari di recarsi a scuola in tutta sicurezza.

Intervista a cura di Rocco Gumina

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