Contro la retorica dell’eroismo. Verso una cittadinanza responsabile

Contro la retorica dell’eroismo. Verso una cittadinanza responsabile

14 Marzo 2024 0 Di Rocco Gumina

La nostra è un’epoca di cambiamenti. All’interno del mutamento generalizzato assistiamo all’evoluzione della forma delle nostre istituzioni. Ad esempio lo Stato non è più pensabile come il “tappabuchi” delle problematiche della società e dei singoli bensì lo stesso richiede – con maggiore frequenza rispetto al recente passato – il coinvolgimento e il coordinamento dei cittadini. D’altronde la nostra costituzione riconosce e agevola l’iniziativa associativa volta a generare un bene comune fatto ora di servizi ora di volontariato di base. Questa dimensione vitale delle nostre democrazie spesso si tramuta in un’opera di supplenza, all’assenza delle istituzioni in vaste aree del Paese, richiesta più o meno esplicitamente ai cittadini. Così quest’ultimi sono, in molte occasioni, chiamati ad esporsi e a intervenire ben oltre le proprie possibilità.

Ora, al di là delle sensibilità personali e dei desideri individuali di operare a favore del bene comune, siamo chiamati a riflettere su quanto richiede indebitamente ai singoli una retorica ormai diffusa. Infatti non possiamo, e non dobbiamo, confondere quelli che sono i doveri costituzionali dei cittadini con ciò che, invece, è consigliabile. La riflessione etica ispirata cristianamente ci dice che dopo aver fatto il proprio dovere l’individuo può aprirsi alla possibilità – soltanto raccomandabile – delle opere cosiddette supererogatorie. Si tratta di azioni buone non comandabili per dovere ma soltanto consigliate poiché buone. Pertanto nessuna istituzione potrà obbligare un cittadino incensurato a svolgere attività di volontariato di qualsiasi tipo al fine di supplire alla drammatica e radicale assenza dello Stato. Per simili motivi non possiamo impostare le politiche pubbliche – volte allo sviluppo dei territori – sulle volontà dei cittadini che, invece, vanno formate ed eventualmente indirizzate attraverso percorsi educativi e di cittadinanza responsabile. Insomma l’eroismo dei singoli non potrà mai supplire all’azione coordinata ed efficiente delle istituzioni volta alla riqualificazione delle periferie esistenziali e urbane. Nondimeno siamo chiamati sul serio a rianimare il fuoco ardente della partecipazione civica e politica. Rianimare per mettere le personali competenze in una logica di cooperazione al fine di fare quel che si può, fin quando si può. Qui la visione evangelica potrebbe – nel pieno rispetto della laicità e della secolarizzazione – illuminare alcune questioni tanto da farci trovare il senso persino dinanzi all’insensato, all’inutile, all’impossibile.

Per tali motivi pare opportuno riprendere la riflessione del pastore e teologo Bonhoeffer il quale, in prospettiva cristologica, sosteneva: «Noi certo non siamo Cristo e non siamo chiamati a redimere il mondo con le nostre azioni e la nostra sofferenza; non dobbiamo proporci l’impossibile né angosciarci per non esserne all’altezza; non siamo il Signore, ma strumenti nelle mani del Signore della storia, e possiamo condividere realmente le sofferenze degli altri uomini solo in misura limitata». Secondo Bonhoeffer, avere responsabilità verso l’altro significa da un lato riconoscere quello che noi possiamo realmente fare, dall’altro vuol dire affermare i nostri limiti e non convincersi di poter risolvere tutti i problemi sociali, politici, economici, spirituali e personali degli uomini che incontriamo.

La riflessione del teologo tedesco dà la misura alla nostra azione responsabile nei confronti degli altri: bisogna esser pronti a dare quel che possiamo ma allo stesso tempo occorre ammettere i propri limiti. Inoltre, è opportuno riconoscere l’ora del bisogno impellente dell’impegno da parte di tutti. Un’ora in cui siamo invitati ad esporci al pericolo per l’altro, per la comunità, per il futuro della società umana. L’epoca odierna è un tempo in cui è necessario esporsi al pericolo per l’altro. Ciò è la chiave di volta per intendere l’importanza del ripensare i modelli di cittadinanza da proporre i quali – nell’evitare la retorica dell’eroismo – sono finalizzati a diffondere il senso di responsabilità verso la comunità nella quale si vive.

Rocco Gumina

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